Sui princìpi di fondo di una democrazia, non posso essere neutrale. Ho delle opinioni cui far riferimento che non sono né ideologiche né politiche, ma costituzionali. E sono quei valori consacrati dalla Carta su cui ho solennemente giurato. Giurato, lo sottolineo. In difesa di questi valori mi schiero e sempre mi schiererò. Ecco, in questo senso sono e sempre sarò fieramente partigiano.

Palermo. Gli splendori e le miserie, l’eroismo e la viltà di Antonio Ingroia (Melampo)

Palermo, il  luogo dove tutto ha inizio e dove tutto finisce. Palermo splendida e ammaliante. Palermo corrotta  e  irredimibile. A Palermo la corruzione è  fisica, tangibile ed estetica: una bellissima donna, sfatta, gonfia di umori guasti,  le unghie nere, e però egualmente, arcanamente bella. Palermo è la storia della Sicilia, tutte le viltà e tutti gli eroismi, le disperazioni, i furori, le sconfitte, le ribellioni”. Così scriveva Giuseppe Fava, che narrò la Sicilia con indignazione e furore carnali.
Trent’anni dopo Antonio Ingroia narra una Palermo eccessiva,  carica, dai colori fortissimi, fino a stordire. Una città specchio d’Italia, contraddizione perenne,  dove le storie si  fanno  Storia.  Dove  si alternano e si combattono la  tragedia e la  speranza. Ma dove non trova  posto  la rassegnazione all’eterno ritorno. L’autore ripercorre il cammino e le fatiche, il dolore del progresso. E racconta se stesso e i suoi comandamenti morali, i dubbi e le amarezze, le  gioie e le passioni. Un Ingroia inedito, che trabocca d’amore per la sua città e per i suoi  maestri, che ci consegna  l’orgoglio e l’ironia di chi è impegnato a difendere la legge in partibus infidelium.

Antonio Ingroia, magistrato, è nato a Palermo nel 1959. Nel 2009 è stato nominato procuratore aggiunto alla Procura  distrettuale antimafia della sua città. Allievo di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, dal 1993 ha lavorato a fianco di Gian Carlo Caselli, conducendo numerosi processi su Cosa nostra e sui suoi rapporti con il mondo della politica e  dell’economia. Diventato un importante pubblico ministero antimafia, si è occupato di noti casi giudiziari: dal sequestro De Mauro all’omicidio Rostagno, dal caso Contrada ai processi Dell’Utri e Mori. Ha pubblicato vari libri: L’associazione di tipo mafioso (1993), L’eredità scomoda (2001, coautore Gian Carlo Caselli), C’era una volta l’intercettazione (2009), Nel labirinto degli dèi (2010).