Una grande saga della ‘ndrangheta che fa politica. storie inedite e incredibili che squarciano il velo su complicità e collusioni anche di parte dello stato.

Porto franco di Francesco Forgione (Dalai editore)

La ‘ndrangheta è solo ex pastori e sequestratori diventati broker della droga? È solo morti, miliardi e ammini­stratori collusi? No, c’è molto di più, e questo libro ci spiega perché.
Francesco Forgione, dopo i suoi due successi precedenti, sceglie un approccio narrativo diverso dal saggio puro: il racconto della grande saga delle famiglie della Piana di Gioia Tauro, l’élite della ndrangheta, sopravvissuta a tutte le guerre e le faide, ancora potente ed egemone malgrado gli arresti. E lo intreccia con la storia di uno dei porti più importanti d’Europa e della Piana. Quarant’anni di politica ed economia non tanto di una provincia del Sud, ma di tutto il Paese. Da Andreotti che pone la prima pietra del Centro siderurgico con a fianco don Mommo Piromalli, a Dell’Utri che con il “consigliori” e i nuovi rampolli della “famiglia”, in una triangolazione Gioia Tauro-Milano-Caracas, nel 2008, si occupano delle liste e del voto a Berlusconi in Sudamerica, ma anche di petrolio venezuelano, multinazionali americane, gas russo e uomini da infiltrare nei consolati e nelle amba­sciate. Emerge una storia ricca di personaggi e intrighi politici e istituzionali, attraverso i quali la ‘ndrangheta ha fatto politica e ha saputo proiettarsi verso le capitali finanziarie di mezzo mondo, passando per i consigli di amministrazione di grandi enti e aziende lombarde grazie a manager insospettabili, a mediazioni massoniche e a complicità e collusioni di servitori dello Stato che avrebbero dovuto combatterla.
Il libro racconta storie, nomi, fatti e cifre di 40 anni di mafia dai moti di Reggio Calabria del “boia chi molla” ad oggi. E, dalle montagne dell’Aspromonte fino alle bombe al tribunale di Reggio del 2010, svela verità inquietan­ti e taciute, squarciando quel cono d’ombra di convivenze, collusioni e compromessi che continua a fare della Calabria un “porto franco” per la legge, la democrazia e lo stato.