Raccontare le storie dei briganti significa parlare delle masse contadine povere, senza terra, analfabete che a ogni mutamento politico si mettono in moto sperando di ottenere un pezzo di terra per sfamare la famiglia.Per questo quando non ci saranno i briganti, su quegli stessi luoghi ci saranno i contadini a occupare le terre usurpate da baroni e galantuomini e a chiedere la divisione dei latifondi.

Banditi e briganti.Rivolta continua dal Cinquecento all’Ottocento di Enzo Ciconte (Rubettino editore)

Storia di lunga durata. Storie di uomini, e di donne, molto diversi tra loro. Storie di banditi, come venivano chiamati tra il Cinquecento e il Settecento quelli che erano colpiti dal bando, cioè da un decreto di espulsione dalla comunità di cui facevano parte. Il bandito e il brigante non sono prodotti solo del Mezzogiorno perché in tempi diversi li troviamo in Calabria, Basilicata, Campania, Puglia, Sicilia, Abruzzo, Molise, Lazio, Veneto, Piemonte, Toscana, Emilia-Romagna. Non sono solo assassini, tagliagole, criminali. Fra loro ci sono nobili, baroni e signorotti locali in lotta con il potere regio; ci sono quelli che in nome del re Borbone o in difesa della Chiesa si battono contro l’occupazione militare dei Francesi; oppure ci sono giovani ribelli che di fronte alle prepotenze, alle offese all’onore, a una ingiustizia si danno alla macchia nella speranza di trovare vendetta o riscatto con le armi in pugno. Raccontare le storie dei briganti significa parlare delle masse contadine povere, senza terra, analfabete che a ogni mutamento politico si mettono in moto sperando di ottenere un pezzo di terra per sfamare la famiglia.

Sui briganti c’è un’enorme letteratura. Mancava un libro che raccontasse il filo che lega e che separa banditi e briganti, che mettesse in luce le diverse componenti – politiche, religiose, sociali, di classe, culturali –, che demistificasse falsi miti come quello che i mafiosi sarebbero i figli naturali o gli eredi legittimi dei briganti, e che fosse illustrato con un numero rilevante di immagini che mostrano lo sguardo con il quale la nascente borghesia italiana ed europea ha osservato le plebi meridionali – e laziali – o come la propaganda dei militari italiani ha raccontato la guerra e la distruzione dei briganti. Sfileranno le xilografie dei banditi dei secoli passati, le stampe e gli acquarelli dei briganti d’inizio Ottocento di Pinelli e di altri autori europei impregnati di ro man ticismo, le prime foto dei briganti catturati o dei cadaveri di quelli uccisi dai militari italiani.