Angela Iantosca e Don Giacomo Panizza: una parafrasi del quarto comandamento. “Onora la madre. Il diritto inalienabile alla felicità”. Nella terza giornata del festival dei libri contro le mafie, nella cornice di Palazzo Nicotera, il giornalista Gianfranco Manfredi  ne parla con un don Giacomo Panizza che entra nel vivo del libro regalando al nutrito pubblico in sala la lettura il passaggio de “I dieci comandamenti” di De Andrè per scavare nella sensibilità d’animo della donna-madre, “nella pietà che non cede al rancore, madre ho imparato l’amore” e nel rapporto madre-figlio.

Il solo capace di far deporre le armi della violenza e riuscire a tessere le trame per il cambiamento. Ma le donne di Angela Intosca hanno conosciuto il non-amore prima di avere la consapevolezza di un “diritto alla felicità” che nessuno, può  più rubare. Un libro scritto da una donna che alle donne si rivolge, loro possono diventare boss o possono esaltare il loro ruolo di madri, di educatrici, è una scelta. Si chiama libertà, autodeterminazione.

Ma la contraddizione è forte. La donna di ‘ndrangheta tesse le fila, comanda, ha un ruolo oggi riconosciuto all’interno di quella che è stata definita l’organizzazione criminale più potente del globo. Tutto si fa più complicato quando hai la consapevolezza di avere tra le mani i il potere.

“Quando sono arrivato, negli anni settanta, era tutto diverso, si è lavorato molto e si lavora ed i risultati ci sono, ma non bisogna mai abbassare la guardia”. L’impegno di Don Giacomo è testimonianza. Lui che per le madri ed i figli di un territorio è diventato un punto di riferimento -e continua-: “Il maschilismo è un limite della ‘ndrangheta”  la discriminante è da giocare a favore.