È stato un incontro affollato e partecipato quello per la presentazione del Dizionario enciclopedico delle mafie al Trame Festival 2013. A presenziare c’erano l’autore principale, Claudio Camarca, e alcuni rappresentanti dei 74 co-autori: il magistrato Nicola Gratteri, procuratore aggiunto al tribunale di Reggio Calabria, il giornalista Giuseppe Baldessarro e lo storico e scrittore Isaia Sales, uno dei più grandi studiosi di mafie in Italia.

Si tratta di 4700 voci, figlie del lavoro di analisi della magistratura, 110 punti aggiuntivi di approfondimento, 5000 nomi e cognomi di criminali sistematicamente collocati. Ma ci sono anche le personalità che questi criminali li hanno combattuti oltre che le centinaia di vittime accertate.  Viene definita un’opera enciclopedica adatta a tutti. È per gli esperti che trattano il tema come magistrati, forze dell’ordine o giornalisti – “ne ho una copia in redazione accanto al mio computer” – confida uno degli autori, Giuseppe Baldessaro. È per chi non sa nulla di mafie e vuole cominciare ad avvicinarsi all’argomento, perché è scritto in maniera semplice e comprensibile. È adatto anche, infine, a chi ne sa qualcosa ma vorrebbe approfondire.

Troppo spesso per spiegare le mafie vengono oggi utilizzati luoghi comuni o inesattezze, ma per comprenderle profondamente è necessario ripartire dalle domande più banali. “Cosa sono le mafie e da che nascono?”, si è chiesto dunque il professor Isaia Sales. Le mafie sono un fenomeno spiegabile storicamente ma laddove non si riesce a risolvere un problema la colpa viene spesso attribuita alle vittime del problema stesso. Questo è stato fatto e si fa ancora oggi, quando si dice che le mafie sono un fenomeno culturale, legato – ad esempio –  alla mancanza di senso civico degli abitanti di una zona particolare. Ma le mafie al nord allora, come si spiegherebbero? La mafia invece è storia, e riguarda l’Italia tutta. Deriva dal successo della violenza privata, un successo garantito dal proliferare di relazioni con il potere e con le classi dirigenti che non hanno contrastato ma al contrario sfruttato l’utilità di questa violenza privata. In sostanza ha proliferato dove è riuscita a farsi  Stato, per questo – spiega Sales – in molti altri paesi la criminalità non è diventata mafia. Certo dobbiamo interrogarci quotidianamente sul nostro comportamento, su quanto le nostre azioni possano influire o meno sul rafforzamento del potere mafioso. Così nelle parole dell’autore principale, Claudio Camarca, “questa è una guerra che ci riguarda tutti, non possiamo lasciare che persone come Nicola Gratteri combattano in prima linea da sole.”

Quello che è successo con la ‘ndrangheta calabrese è clamaroso, “chi si prenderà la responsabilità” – si chiede Gratteri – “di aver sottovalutato il fenomeno che ha portato alla deriva questa regione?”. Il grande rafforzamento delle cosche calabresi, continua a spiegare il magistrato, si ebbe in uno dei periodi più drammatici della storia della Calabria, quello dei sequestri di persona. Tempi bui che non hanno mai ricevuto l’attenzione sistematica che meritavano né dalla politica né dai media. I soldi dei riscatti che venivano da quei rapimenti servirono per comprare la droga da Cosa Nostra e quando il mercato dell’eroina venne saturato in Italia, la ‘ndrangheta era già abbastanza potente per potersi immettere nelle operazioni commerciali del narco-traffico sudamericano. La conquista di fette di mercato internazionale ha ingigantito il potere delle cosche con il benestare delle classi dirigenti. Nella grande opera enciclopedica mancano i nomi di tutti quelli che con il proprio consenso politico o economico ai criminali ne hanno garantito e protetto gli interessi ma, come viene spiegato, “questa è un’opera scientifica e non potevamo scrivere tutto quello che sappiamo ma solo ciò che possiamo dimostrare.”

A conclusione dell’incontro il pensiero va alle vittime di mafia non riconosciute tali a livello legale, persone che hanno fatto resistenza pagando con la vita. Nomi che dimostrano che – nonostante tutto – la vera resistenza alla mafia si fa soprattutto al Sud.