Si è da poco concluso l’ultimo evento-dibattito di questa quarta edizione del Trame Festival 2014. Il filo conduttore è stato “Il bacio del pane”, recente fatica letteraria di Carmine Abate, scrittore calabrese ormai apprezzato anche oltreoceano.

Il titolo di questo romanzo, edito da Mondadori, deriva da una vicenda personale dell’autore legata alla sua infanzia e al momento in cui ha compreso il significato simbolico del pane: il frutto del sudore, del lavoro, della fatica.

La stessa fatica con cui il magistrato Gabriella Reillo, che ha rivolto più volte parole di apprezzamento al libro di Abate, svolge quotidianamente la sua professione “in una terra ricca di contraddizioni e contrasti”. Il punto è: la Calabria che bacia il pane esiste ancora? E’ questa la domanda provocatoria che la giornalista Maria Scaramuzzino ha rivolto agli ospiti.

Per Abate, la maggior parte dei Calabresi ha dei valori positivi ancora ben radicati, ma non deve arrendersi all’arroganza della mafia che cerca di appropriarsi delle “terre più fertili”. E tale affermazione trova seguito nelle parole della Reillo, che invita a superare le tradizionali barriere dei luoghi comuni.

Oltre alla denuncia, emerge prepotentemente nel libro l’importanza della memoria, che, a detta dello stesso Abate, è fondamentale per essere più forti oggi e consapevoli domani.

Un messaggio di speranza forte, dunque, chiude questa ricca edizione di Trame.4