Archè, che in greco antico significa principio, origine, forza primigenia che domina il mondo, è il nome dell’installazione di GLoois a cura del Collettivo Istmo, situata in Piazza Mercato Vecchio a Lamezia Terme e realizzata in occasione di Trame.8, Festival dei libri sulle mafie.

Un’installazione improntata sugli elementi naturali, sul territorio e sulle sue risorse.  I tronchi utilizzati nell’opera sono stati portati dal Monte Sant’Elia, superstiti di un incendio probabilmente di natura dolosa e criminale, e rappresentano quella vita distrutta che ha la possibilità di rinascere dall’acqua, da sempre considerata sacra e fonte di vita. Dall’altezza del Monte è possibile ammirare tutti gli elementi caratterizzanti il territorio, come il golfo, i campi, la pianura. È un luogo di grande importanza: è qui fra gli alberi dei boschi che si sente il canto della sirena Ligea, è qui che sarebbe collocata l’antica città Terina, e da qui che nasce l’Amato il fiume che ha dato il nome a Lamezia.

Il messaggio dell’opera è ritornare alle origini e alla semplicità, allontanandoci dalla complessità della società che ha generato la criminalità organizzata.

Un progetto che cresce; l’acqua, i tronchi, le cornici dalle linee semplici di GLoois, artista lametino, attribuiscono all’opera quell’armonia che manca alla società mafiosa; elementi geometrici e colorati che invitano a semplificare le linee della mano di Trame, enfatizzando i punti da cui partire nella città, un invito concreto a ritrovare gli elementi naturali, a tornare all’origine, a ricominciare dall’inizio.

Non è importante solo quello che vuol dire l‘opera, ma anche la capacità di sentirla in termini sensoriali. Saremo mai capaci di leggere la forza vitale primogenita di questo territorio?