«Pronto, chiamo da parte del sindaco Ignazio Marino, buon pomeriggio dottor Sabella. Il sindaco vorrebbe invitarla stasera a casa sua per una proposta, abbiamo un’emergenza a Roma…»

È l’8 dicembre 2014, il sindaco di Roma mi vuole incontrare. La città è stata appena sconquassata dal
terremoto Mafia Capitale, la procura guidata da Giuseppe Pignatone ha portato alla luce un’organizzazione
criminale con caratteristiche mafiose all’opera in città da decenni e generata dal connubio tra ambienti
neofascisti romani e il crimine cresciuto attorno alla Banda della Magliana, tanto forte che, quando il governo
di Roma passerà alla destra, riuscirà a penetrare nel Palazzo, a comandare in Campidoglio stringendo
patti anche con settori di centrosinistra.

Il libro

Pagina tratta da “Capitaleinfetta. Si può liberare Roma da mafie e corruzione?”
Autore: Alfonso Sabella, Giampiero Calapà
Editore: Rizzoli
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«Sapevo che mi sarei dovuto confrontare con sepolcri imbiancati e farisei, con lecchini di corte e adulatori falsi come i soldi del Monopoli, con criminali in giacca e cravatta e con i loro pavidi servi, con funzionari corrotti e dirigenti ignavi o con dirigenti corrotti e funzionari ignavi. Però credo sempre che valga la pena di provare a cambiare questo Paese». Così suona il bilancio di Alfonso Sabella, il giudice che nel dicembre del 2014, pochi giorni dopo la prima serie di arresti legati all’inchiesta Mafia Capitale, Ignazio Marino nomina assessore alla Legalità.
In questo diario di viaggio Sabella descrive la città che ha incontrato: da una parte la malavita che tratta alla pari e spesso controlla la politica e la burocrazia e, dall’altra, le difficoltà dei rappresentanti dell’amministrazione che, anche quando non sono corrotti, mancano degli strumenti necessari a cambiare. Un libro che, con un linguaggio schietto e appassionato, è allo stesso tempo una dichiarazione d’amore per la capitale e un racconto della miscela esplosiva che da decenni alimenta il malaffare: dalla mafia del litorale alle truffe sui beni confiscati, dalle mani sull’ambiente agli affari sulle commesse pubbliche. E sembra che la fragilità della politica sia incapace persino di comprendere le proporzioni di questo verminaio.
Un’analisi lucida di quello che Sabella ha fatto, o avrebbe voluto fare se ne avesse avuto il tempo, per cambiare le cose, e di qual è la direzione da seguire per uscire dalle sabbie mobili della corruzione.