Gaetano Savatteri

Ci sono molte cose straordinarie in Calabria. Il mare, la gente, i luoghi. Ci sono molte cose speciali, a volte fin troppo speciali. Ecco, “Trame” è una di queste cose straordinarie. Questo piccolo grande festival che si svolge a Lamezia Terme, questo progetto che dura tutto l’anno e che porta nelle scuole, nei paesi, nelle piazze i libri, la voglia di conoscere e di sapere, è una delle cose straordinarie della Calabria.

Perché la Calabria soffre di quello che alcuni osservatori hanno chiamato il “cono d’ombra”. Tante belle iniziative, tanti esempi positivi che nascono in Calabria non riescono a parlare al resto d’Italia. La Calabria è una regione ostinata, ma fragile. Fragile soprattutto nella sua capacità di mostrarsi al resto d’Italia e del mondo, e quando questo è successo è accaduto soprattutto, e inevitabilmente, per fatti di ‘ndrangheta.

“Trame” che arriva quest’anno alla sesta edizione è il tentativo di invertire questa percezione. Se la Calabria, in alcuni suoi centri e province, è la capitale della ‘ndrangheta, deve e può riuscire a diventare anche la capitale dell’opposizione alla ‘ndrangheta. Lo sta facendo con le inchieste, con il coraggio di molti uomini e donne dello Stato, ma lo sta facendo soprattutto con i suoi cittadini: quelli impegnati nell’antiracket, quelli in prima linea nell’associazionismo virtuoso, quelli votati all’accoglienza e all’integrazione.

“Trame”, nel suo piccolo, lo fa con i libri, credendo che la cultura formi conoscenza, sapere, informazione. E quindi consapevolezza. Lo fa con i suoi oltre cento volontari, ragazze e ragazzi che vengono dalla Calabria e dal resto d’Italia e nei giorni del festival, con le loro magliette che portano sul petto la mano disegnata da Guido Scarabottolo, animano le piazze e le strade di Lamezia Terme, allacciando amicizie, sprigionando entusiasmi ed energie che costruiscono trame positive contro le trame negative del malaffare o, spesso, della semplice rassegnazione.

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Chiostro di San Domenico

Quando parlo di “Trame”, fuori dalla Calabria, sempre più spesso mi sento rispondere: “Certo, il festival di Lamezia Terme”. Ecco, l’idea che da Lamezia Terme un festival riesca a conquistare spazi sui media nazionali o l’attenzione degli editori e degli autori che si occupano di libri sulle mafie e sull’impegno civile, è il segno che questo non è un festival qualsiasi, fatto di mondanità o di curiosità spicciola. La voglia di parlare all’Italia è forte, e quest’anno la felice collaborazione con un quotidiano importante come “Gazzetta del Sud” rafforza il desiderio di riuscire a raggiungere anche chi, per varie ragioni, non potrà essere a Lamezia Terme dal 15 al 19 giugno.

Lo studioso Isaia Sales ha definito questo festival “uno spazio di libertà”. Qualcun altro lo ha descritto come “l’isola che ora c’è”. Magari sono enfatizzazioni dettate dalla simpatia, ma certo è che non esiste in tutta Italia un altro festival di libri sulle mafie e non è un caso che sia nato e cresciuto proprio in Calabria, a Lamezia Terme. Quelle piazze piene, quegli antichi chiostri affollati di gente – donne, uomini, ragazze e ragazzi, attenti ad ascoltare e intervenire nei dibattiti – sono la risposta più viva e concreta a chi continua a descrivere una Calabria muta, silente e rassegnata.

Certo, un festival non risolve i problemi, non arresta i mafiosi, non costruisce strade. Anzi, no, mi sbaglio. Un festival come “Trame” costruisce grandi autostrade: percorsi di cittadinanza, di conoscenza, di cultura. Le strade per il futuro, dove già camminano i ragazzi e le ragazze che partono ogni anno da Lamezia Terme.

Gaetano Savatteri