Dalla musica popolare alle canzoni della ‘ndrangheta.

Trame di musica. I workshop di Trame 7

 

Il via oggi ai workshop di Trame 7 con l’incontro a cura del maestro Pasquale Scaramuzzino, dedicato all’intreccio tra la musica tradizionale e la criminalità organizzata calabrese. “La ‘ndrangheta si appropria dei modelli culturali” – racconta Pasquale Scaramuzzino ai tanti presenti nella sala di Palazzo Nicotera – “li trasforma a suo vantaggio e li mantiene per affermare il suo potere soprattutto nei contesti sociali più poveri”.

Emblematico l’esempio di alcune tarantelle del reggino rivisitate dagli esponenti della ‘ndrangheta che inscenano una danza di soli uomini per simulare situazioni di sfida e combattimento (figurando talvolta degli accoltamenti), e allo stesso modo per riconoscersi come membri del gruppo.

Esiste, dunque, un repertorio musicale composito di canzoni e di danze annoverate in quell’ambito della musica detta degli “uomini d’onore” che narrano le storie attraverso dei testi incentrati sulle tematiche dell’omertà, del diniego dell’autorità delle leggi e delle forze dell’ordine.

La musica tradizionale, tipica del Sud Italia, con il suo essere narratrice dei momenti più semplici del quotidiano è una cultura che si tramanda, sempre più solida nel tempo e che negli ambienti della criminalità organizzata calabrese è stata strumentalizzata con modalità differenti.

La cultura mafiosa, ad esempio, ha assunto nel corso del tempo un’accezione pedagogica servendosi in particolar modo della tradizione musicale e dei saperi ad essa correlati. Appropriandosi del costume e della cultura popolare la ‘ndrangheta si è costruita il consenso necessario per rimanere connessa al sistema culturale del territorio.