Ci pensa la mostra fotografica “La voce di Impastato. Volti e parole contro la mafia” a firma di Elia Falaschi, dietro la regia di Ivan Vadori – autore dell’omonimo libro – ad aprire l’ottava edizione della rassegna Trame, Festival dei libri sulle mafie. Non è il primo lavoro che il regista friulano Ivan Vadori dedica alla figura di Peppino Impastato, “una figura che affascina – ha sottolineato il direttore artistico Gaetano Savatteri – come quella di Giancarlo Siani e di tanti altri giornalisti innamorati della vita e della libertà”. L’installazione fotografica sarà visitabile nelle stanze del Chiostro San Domenico nel corso dell’intera rassegna. “Foto e testi si intrecciano, si spiegano e si danno significato a vicenda”, continua ancora Savatteri. Diciotto i volti sui pannelli dell’installazione: volti di magistrati, attivisti, ma anche semplici cittadini impegnati nella lotta alle mafie o legati alla figura di Peppino Impastato. “Le foto non sono scatti rubati – tiene a precisare il fotografo Falaschi – ma sono ritratti in posa”. Ciascun personaggio del progetto fotografico è ripreso, seguendo due metafore: la prima, in piccolo formato, lo rappresenta nella condizione in cui la mafia vorrebbe costringerlo, l’immagine emblema delle tre scimmiette – non vedo, non sento, non parlo – ripresa diffusamente dalla fenomenologia mafiosa; a questa si contrappone, in grande formato, lo scatto dei protagonisti ripresi nella dimensione di libertà da loro assunta nella vita di tutti i giorni. Se un pannello descrittivo apre la mostra, a chiuderla è l’istantanea della macchina da scrivere utilizzata da Peppino negli ultimi mesi di attività, “quasi a riportare la voce del giornalista di Cinisi nella mostra”, ha spiegato Vadori. Il regista, inoltre, ha colto l’occasione per ricordare il ricercatore Giulio Regeni, la cui vita trova somiglianze in quella del giovane Impastato. Due storie accumunate da uno stesso dolore che merita verità e giustizia.