21 Giugno 2017 – Palazzo Nicotera

Cirino Cristaldi, trentaduenne rabbioso, racconta nel suo libro “La mafia e i suoi stereotipi televisivi, a Trame. 7 – Festival dei libri sulle mafie, una verità sociale con l’amara consapevolezza che, ormai, esiste una mitizzazione dei personaggi a nomea mafiosa. Lo fa complimentandosi, ma in maniera critica, con i registi per la riuscita di una produzione ad hoc, perché il racconto non divulga più una memoria storica: la narrazione del fenomeno mafioso diventa spettacolarizzazione fino all’eccesso. Un eccesso che in virtù del fascino e della carica seduttiva del “male”, trasmoda in mitizzazione e idealizzazione di personaggi negativi.
Dove ha portato o porterà questa immagine scomoda, estenuante e massacrante, di una Sicilia inscindibilmente legata al fenomeno mafioso? L’isola più grande del Mediterraneo narrata e raffigurata nello stereotipo del malavitoso, che imbraccia una lupara sistemandosi la coppola in testa. Dopotutto sono oltre 130 le pellicole che narrano la Sicilia come ed esclusivamente terra di mafia. Non è un caso, infatti, se in un sondaggio realizzato in vari paesi extraeuropei l’autore ha riscontrato che la parola “Sicilia” è associata al termine “mafia”, con una percentuale del 64%. Due su tre, un dato che fa riflettere e allarma.
«Io provo rabbia, ma cerco la verità. E la verità è che il sangue e la morte fanno notizia. E così anche la mafia», risponde alla domanda sul perché del suo turbamento nella rappresentazione filmografica di taluni personaggi.
La raffigurazione di una vicenda distorta non fa che alimentare un male sociale già abbastanza diffuso. Lo dimostra anche il desiderio dei bambini di immedesimarsi in quelli che per loro rappresentano la forza e il potere. A differenza dei poliziotti che costituiscono solo un intralcio al corretto svolgimento degli affari altrui. «Se esiste una qualche via d’uscita» continua «è la corretta informazione» , quella sana, utile. La Sicilia è anche la Baarìa di Tornatore, la storia secolare di una città siciliana raccontata senza la macchia del crimine organizzato; è la Sicilia dei giovani registi emergenti, quali Cosentino o Mele Marius, che ambientano nella terra meravigliosa del sole e dei “ficupali” altre storie. Perché di altre storie ha bisogno la Sicilia!