È stato dedicato a Soumayla Sacko – giovane sindacalista di origini maliane ucciso il 2 giugno a San Calogero – l’incontro con Moni Ovadia e Mario Incudine, coordinato da Gaetano Savatteri ieri pomeriggio a Trame.

Presenti per omaggiare la memoria del giovane Sacko, anche tre “compagni” della tendopoli di San Ferdinando e il testimone oculare del suo omicidio.

Incudine e Ovadia si sono trovati nuovamente a collaborare nella realizzazione dello spettacolo “La terra è di cu la travagghia“, dopo un sodalizio che dura da anni e che li ha visti protagonisti di diverse opere per il sociale tra cui “Anime migranti“.

«Abbiamo deciso che la prima tappa de ‘La terra è di cu la travagghia’ doveva essere Trame – ha raccontato Mario Incudine – perché questo è l’unico Festival in Italia che affronta il problema della mafia ed è unico nel suo genere».

Un’opera dedicata a tutti i sindacalisti uccisi dalla mafia, proprio come Soumayla Sacko, un ragazzo del Mali che si batteva per i diritti dei suoi compagni braccianti che lavorano per pochi euro al giorno: «Quest’uomo deve essere considerato un nostro concittadino a tutti gli effetti» ha affermato Moni Ovadia «deve essere ricordato e persino studiato nelle scuole».

Un tema, quello della giustizia, sempre caro ad Ovadia fin dalla tenera età quando indignato difendeva i diritti di un suo coetaneo calabrese trasferitosi al Nord Italia.  «Gridavo ‘se non gioca Alfonsino, non gioco nemmeno io!’» – ha raccontato Ovadia – e lo difendevo in un periodo in cui nelle città del Nord comparivano manifesti contro i meridionali. Sono orgogliosamente terrone e la verità è che siamo tutti immigrati, anche noi lo siamo stati decenni fa in America».

«Soumayla è vivo, è con noi. Lottiamo insieme, le sue idee non moriranno mai» ha concluso il suo amico, Madhie Drame.