L’abbiamo davvero combattuta la lotta alla mafia? O tra i tanti che lo hanno creduto possibile e si sono spesi fino alla
morte, altri, non molti, ma in ruoli chiave, hanno trafficato, trescato e intorbidito le acque, fino a perpetuare il vizio italiano dell’accordo sotto banco, dell’intelligenza col nemico?

«Ecco, dottore Falcone, se potessi avere la possibilità di parlare ancora con lei, le chiederei soltanto: come ha potuto fidarsi di alcune strutture dello Stato, sapendo bene, perché lei lo sapeva, quanto marcio ci fosse? Come
ha potuto fidarsi di alcuni di questi uomini che erano parte del sistema? Eppure di alcuni, di cui non doveva, si è fidato utilizzando perfino un aereo dei servizi. Come se io da collaboratore mi facessi guidare l’auto da qualcuno di Cosa Nostra, sperando che non mi tradisca. Ma avrei dovuto collaborare prima, avrei dovuto dirle quello che sapevo e le avrei detto di quante ombre ci sono all’ombra del cappello dello Stato.»
[Franco di Carlo, ex Boss dei Corleonesi]

Il libro

Pagina tratta da “Sbirri e padreterni. Storie di morti e fantasmi, di patti e ricatti, di trame e misteri”
Autore: Enrico Bellavia
Editore: Laterza

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Questo libro racconta non la Trattativa Stato-mafia, ma la duratura, stabile alleanza tra un pezzo delle istituzioni e Cosa nostra. Non la ricerca di un contatto tra i boss e le divise, ma il permanente canale di comunicazione aperto da settori del nostro apparato di intelligence e di sicurezza e della politica con l’universo delle coppole. L’intesa permanente che ha eterodiretto le lotte tra clan, i loro esiti processuali, il prevalere di una cosca su un’altra. Una storia sottotraccia, un’altra storia, fuori dalla retorica e dalle verità di comodo, della recente lotta alla mafia. Che passa per la stagione delle stragi e la loro intima ragione, tracciando il profilo di chi ha fatturato
il risultato di quell’orrore. Qui i mister X smettono di essere tali e assumono una identità precisa e responsabilità delineate. Hanno volti e identità. In qualche caso del tutto sorprendenti.

Il libro individua nel carcere, concentrato delle nostre contraddizioni, tra tentazioni di fermezza e disponibilità ai patti inconfessabili, il luogo in cui è maturata e si è consolidata la linea della debolezza. Oltre i rigori del carcere duro, del 41 bis, e spesso grazie a quelli, una batteria di nuovi collaboratori di giustizia è stata pronta a raccontare tutto e il contrario di tutto. Diventando la pedina del gioco grande. Su questa scacchiera non il falso, ma il vero
apparente, il suo doppio e il suo triplo, giocano una partita torbida che ha per posta carriere, quattrini, tanti, ma soprattutto la sopravvivenza di un sistema di potere. Che si fa beffe dell’opinione pubblica e del suo disorientamento. Che fa di Cosa nostra e delle altre mafie un mostro fiaccato ma mai morente. Perfino necessario. Attingendo a migliaia di pagine processuali e agli atti della commissione antimafia, questo
libro si avvale anche della testimonianza, inedita, di Franco Di Carlo, un ex boss che nella consuetudine al dialogo con le istituzioni ha edificato la propria carriera criminale.