Un uomo che ha scelto di rischiare tutto in nome della giustizia. Un thriller ispirato a fatti realmente accaduti.

È sera e sono a casa. Non sono di servizio, una delle poche volte. In tv c’è Il Gattopardo. Mia moglie lo adora.
Tancredi, Angelica e tutto il resto. Io è la prima volta che lo vedo. Preciso identico a quell’altro film: Il Padrino. Un boss vecchio stampo, il mondo che cambia intorno a lui e il problema della successione.
Se fossi vissuto nel 1860, al principe di Salina gli avrei sminchiato la vita. Sono quelli come lui che hanno voluto
la mafia, che l’hanno usata, sfruttata e aiutata. Anche loro erano Cosa Nostra.
Io sono un poliziotto. Un poliziotto siciliano. Un controsenso. I siciliani odiano lo Stato: questa camurrìa l’ho
sentita troppe volte. Io credo che invece noi lo Stato lo accettiamo eccome. Ne abbiamo due in Sicilia: lo stato italiano e quello di Cosa Nostra. Hai un negozio? Paghi doppio: tasse e pizzo. Cerchi lavoro? Chiedi a conoscenti fidati e ad amici poco raccomandabili. Ti fregano la macchina? Forze dell’ordine e uomini d’onore stanno là apposta. Mentre mia moglie si commuove per il film, a me mi è acchianàta una raggia che ho voglia di spaccare tutto. Quando sono di servizio l’adrenalina ce l’ho al posto del sangue. Quando stacco invece mi sento male. Rimanere a casa mi fa venire il mal di testa. Fosse per me starei sempre in giro per vedere cosa stanno combinando quelli. Loro, i punciùti, sono là fuori a tramare, a sfirniciàrsi per capire come ti devono fregare. Notte e giorno.

Il libro

Pagina tratta da “Sbirritudine. Un poliziotto dentro la mafia più feroce. Una storia vera.”
Autore: Giorgio Glaviano
Editore: Rizzoli
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Conosce le loro regole, ma non è uno di loro. Sopporta notti insonni e lunghi appostamenti, inseguendo segreti antichi come l’Italia. La gente lo guarda da lontano, con sospetto. Perché un poliziotto siciliano, in Sicilia, è quasi un controsenso: è un traditore, un terrorista, un matto che si ostina a credere nella giustizia quando nessuno ci crede più. È un uomo destinato a restare solo. Forse per questo ha qualcosa che gli altri poliziotti non hanno: un vero e proprio sesto senso per la mafia.

Gli uomini d’onore la chiamano “sbirritudine”, e lui ce l’ha all’ennesima potenza: a capo di una squadra investigativa speciale, da anni cerca di scardinare il clan di Fifi Bellingeri, che sta insanguinando le strade di Prezia. Inchiesta dopo inchiesta si avvicina al suo obiettivo, ma ogni volta la cattura sfuma all’improvviso.
Interessi personali, collusione, falsi incidenti, truffe: gli ostacoli sono sempre nuovi e arrivano anche dall’alto, perché nel sistema sono tutti d’accordo, come ai tempi del Gattopardo. Ma per lui lottare contro Cosa Nostra non è una scelta, è la vita. Per arrivare fino in fondo dovrà sfidare la legge, i superiori, i mafiosi stessi, disobbedendo agli ordini e vivendo nell’attesa, nascosto e braccato come un predatore. O come un latitante. Perché in una terra di nessuno, in cui Stato e mafia si confondono, assomigliare ai propri nemici è molto più facile di quanto non si pensi.