«La sbirritudine è la cosa peggiore che possa esistere per i mafiosi. È un’offesa. Io, invece, faccio diventare questo termine importante per definire il valore dei poliziotti. Ma la sbirritudine è anche il sesto senso per quell’altro Stato che ci opprime». Lo sceneggiatore siciliano Giorgio Glaviano ha aperto l’ultima giornata di Trame Festival parlando, nell’incontro denominato“Storie di sbirri”, con Fiammetta Biancatelli del suo romanzo d’esordio Sbirritudine: un poliziotto dentro la mafia più feroce. Una storia vera (Rizzoli).

Il libro è il racconto in prima persona di un ispettore di Polizia, con la sbirritudine elevata all’ennesima potenza, che Glaviano ha conosciuto per caso. Tutti fatti realmente accaduti, dai quali lo sceneggiatore ne ha tratto degli insegnamenti preziosi. «Il protagonista» ha spiegato l’autore dell’opera «la divisa la porta sulla pelle. Lotta perché è convinto che sia l’unica strada che ci rende migliori. Per lui, i mafiosi sono delle pecore e non dei lupi, che invece combattono. I mafiosi ragionano in gregge, non sono capaci di farlo autonomamente. Ma il più grande insegnamento del protagonista è che se vuoi fare il tuo dovere non devi mai scendere a compromessi».

Giorgio Glaviano

Giorgio Glaviano

Il genere utilizzato da Giorgio Glaviano è il noir. «Una storia maledetta raccontata in prima persona dal protagonista. Ma qui non c’è una femme fatale. La dannazione del protagonista è la Sicilia. Infatti, ci sono parole siciliane, così come lo è tutta la costruzione. Frasi brevi, come se fossero pensieri. Il protagonista si costruisce una sua famiglia di poliziotti, da contrapporre a quella dei mafiosi» ha detto l’autore.  La Biancatelli ha annunciato che presto il libro diventerà una serie tv su Rai 2. E la serie, accusata di mettere in luce i cattivi, è un argomento che ha fatto discutere molto dopo il successo di Gomorra 2. Ed è proprio sulla figura del personaggio negativo che si è soffermato Glaviano: «In tutte le grandi serie americane campioni d’incasso ci sono personaggi negativi. Questo è dovuto al fatto che il buono può solo diventare cattivo, mentre il cattivo, invece, consente un up and down continuo. È molto più interessante da raccontare; rappresenta il male senza filtri».

l´incontro