Il talk, le sue criticità e le sue potenzialità sbarcano a Trame. In una Piazzetta San Domenico gremita, si accendono i riflettori su un grande genere televisivo dalla vivavoce del conduttore di Piazza Pulita Corrado Formigli, e del giornalista Andrea Vianello già direttore di RaiTre. A coordinare l’incontro il direttore artistico del festival Gaetano Savatteri.

L’incontro, in chiave informale, ha sottolineato le criticità che la televisione italiana vive. Una tv ancorata ai generi che non sa sperimentare, una tv che pone maggiore attenzione alla curva dello share e non alla qualità e agli aspetti contenutistici. Il direttore artistico ha introdotto gli ospiti sottolineando l’incapacità dei giornalisti di non riuscire a raccontare più le storie del Sud.

Così Formigli: «I talk sono nati con la mafia. Oggi si sta più attenti all’ascolto. La crisi ci ha resi sordi; le persone non vogliono ascoltare le storie per le quali non si conoscono soluzioni. Le storie complicate non hanno presa sul pubblico».

Vianello ha enfatizzato la responsabilità dei giornalisti nell’incapacità di raccontare talune realtà: «Si parla poco di Sud. Ma non è solo la rincorsa all’ascolto da demonizzare. Quello della mafia è un tema fuori moda che non fa presa sui cittadini; manca il sentimento d’impegno civile». Da qui immancabile il riferimento al successo del fenomeno Gomorra.
«Il racconto estremo attira sempre. Quello che non funziona è l’analisi dei problemi complessi per i quali non si conosce soluzione».

Successivamente l’incontro ha spostato l’attenzione sulle polemiche relative alle nuove modalità di versamento del canone commisurate alla mancata sperimentazione in tv.
«Il canone va pagato e chi fa servizio pubblico – e non è detto che sia la RAI – merita questi soldi. In TV è sparita la sperimentazione; manca la seconda serata, quella che faceva satira intelligente e di intrattenimento innovativo. Secondo me sarebbe necessario che una parte dei proventi del canone siano versati ai broadcaster privati per poter sperimentare, senza l’ansia da share e il fardello degli inserzionisti pubblicitari. Dovremmo riproporre una sorta di ‘serra creativa’ senza l’assillo dell’auditel» continua Formigli.

Vianello dal canto suo: «Fare servizio pubblico vuol dire andare contro gli inserzionisti pubblicitari. L’informazione del servizio pubblico ha la schiena dritta. La RAI può sopportare di perdere inserzionisti pubblicitari in nome del Servizio Pubblico che offre».

Andrea Vianello

Andrea Vianello

Savatteri pone l’indice sul mutamento del genere talk diventato un ‘genere dentro il genere’ con ascolti che si sono sensibilmente frammentati ed abbassati.

«Più che di crisi d’ascolto si parla di crisi di contenuti che sfociano nella banalizzazione. Io non sono contro il talk; nel talk è necessario il confronto di idee e la differenziazione gli uni dagli altri. Sarebbe auspicabile quindi essere riconoscibili dal pubblico con una vera identità e con qualità. In Italia ad esempio parlare della guerra è troppo lontano, purtroppo il pubblico guarda il suo tinello schiacciato da una dimensione totalmente domestica» prosegue Formigli.

Vianello ha sottolineato l’esagerato numero di talk in onda, analizzando il problema da un altro punto di vista: «I talk costano poco; c’è stato un momento della nostra storia politica in cui il talk è stato considerato gallina dalle uova d’oro. Non demonizzo il genere perché democratico; deve esistere. C’è però da un lato una forte disaffezione da parte del pubblico che non riesce di fatto ad essere intercettato».

 

Corrado Formigli, Andrea Vianello, Gaetano Savatteri

Corrado Formigli, Andrea Vianello, Gaetano Savatteri

A margine dell’incontro mea culpa da parte degli ospiti sulla loro azione informativa: «Noi tendiamo a sottovalutare il nostro ruolo. La funzione del giornalista è importantissima. Il contradditorio lo facciamo noi non servono controparti di fronte ad un esponente politico».

Un excursus quindi che ha voluto raccontare senza retorica la crisi di un genere che è riconducibile non già agli ascolti ma alla qualità contenutistica delle trasmissioni in onda. È auspicabile che l’impegno dei broadcaster sia teso a ricostruire, attraverso la sperimentazione, una domanda televisiva fatta di qualità e appetibilità nei confronti degli spettatori; l’impegno è quindi rivolto a erogare un servizio all’altezza delle aspettative del pubblico in un’ottica di continua ricerca e innovazione di linguaggio.

l´incontro