L’informazione cartacea “scomoda” contro “il web, male del mondo”.  Incontro con i redattori di Scomodo.

Trame scomode. I workshop di Trame 7.

 

21 Giugno 2017 – Palazzo Nicotera

SCOMODO, un prodotto editoriale di giovani romani che nasce dal basso per la dilagante assenza di conoscenza, che, secondo i fondatori, è addebitabile alla “catastrofe dell’informazione” veloce, fluida, immediata a discapito dell’approfondimento della notizia. Il web, infatti, viene definito al workshop tenuto nella sala di Palazzo Nicotera, al Trame 7. Festival dei libri sulle mafie a Lamezia Terme, come «il male del mondo per l’informazione lenta contro i ritmi frenetici moderni». Lavoro cartaceo quasi utopico che cerca di fermare e far soffermare l’attenzione sulla lettura di un argomento per stimolare la capacità critica. Oggi, infatti, secondo la redazione, parla Edoardo Bucci, «siamo abituati a esaurire la conoscenza di una notizia dalla lettura del solo titolo» e, aggiunge, «senza tendere al qualunquismo, questo determina l’assenza di cultura di una generazione che tacciata di immobilismo è assuefatta da internet». L’obiettivo di Scomodo non è arrivare primi sulla notizia, quanto piuttosto decidere di approfondire un tema, fare un’inchiesta e far crescere gli stessi redattori, circa 200, con un lavoro costante e tanto impegno. Il fondatore definisce il mensile una riscoperta collettiva, frutto di un progetto sociale che mira a esser comprensibile anche a un diciottenne. Il progetto sociale coniuga l’informazione a proposte concrete per la realtà della città, Roma in particolare. Gli obiettivi di Scomodo si traducono nella stessa scelta della location, occupando beni edificati di proprietà dello Stato, patrimonio indisponibile, che per inettitudine della classe politica sono abbandonati e inutilizzati. In questo quadro controversa è la questione, secondo i fondatori, degli editori per l’assenza di una legge chiara e rispondente alle vere esigenze di informazione e tutela del giornalismo, per cui molto spesso «il giornale costituisce un artefatto prodotto di chi lo finanzia». Partire da un compromesso economico, infatti, significa partire da un compromesso culturale, e proprio per evitare questo, la redazione romana attinge dal crowdfunding, o da donazioni libere in costanza di eventi culturali organizzati dagli stessi collaboratori.  La matrice di Scomodo, sottolinea Bucci, è proprio quella di «riportare cultura e informazione della mia città». I redattori “scomodi” sono consapevoli di aver dato vita a un esperimento con coraggio e con amore sul territorio, non rappresentando una risposta asettica, ma l’avvio di un processo educativo per abituarsi a un nuovo modello di informazione, come forma trasversale di fiducia per chi crede nel progetto. Non è, invero, un’opposizione a priori, ma cerca di dar voce a ciò che la nuova generazione vuole.