John Dickie

Una libro che, in una sorta di racconto parallelo, ricostruisce la storia delle tre principali organizzazioni mafiose italiane. “Onorate società” l’ultima fatica dello storico inglese John Dickie, analizza la nascita della mafia siciliana, della camorra napoletana e della ‘ndrangheta calabrese dal risorgimento sino al secondo dopoguerra cercando, come afferma lo stesso autore, di “minare il mito dell’imbattibilità delle organizzazioni mafiose”.

Uno sguardo lucido e documentato, che vuole anche scardinare alcuni dei luoghi comuni che spesso hanno accompagnato la narrazione di questi fenomeni criminali. “Si dice spesso che la Calabria abbia una tradizione familista e che l’ndrangheta sia espressione proprio di questo familismo – spiega Dickie – ma questo è un ragionamento privo di prove storiche e che per altro induce anche a un certo pessimismo, perché allora dovremmo supporre che siano inseparabili. In realtà la ‘ndrangheta non nasce familista e anzi, agli albori, nella seconda metà dell’800, il suo business principale era quello dello sfruttamento della prostituzione, una cosa oggi assolutamente inconcepibile per il suo codice d’onore interno”.

Lo storico inglese punta poi il dito su una certa “smemoratezza delle istituzioni”, che si sono spesso dimenticate dei risultati ottenuti in passato. “Tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 sono stati condannati circa 1800 ‘ndranghetisti, che allora non si chiamavano ancora così, per associazione a delinquere – rivela Dickie –. Questo ci fa capire che spesso prima non esisteva quella connivenza che si è poi instaurata con il potere politico e che non c’era nemmeno omertà. Anche i media hanno contribuito a instaurare questo clima di silenzio sul problema, soprattutto in Calabria, poiché, al contrario di Napoli e Palermo, non contava nulla a livello economico”.