Io parlo, prima persona femminile con risvolto plurale. Io parlo voce del verbo dignità. Dopo 20 anni di antiracket con punto di partenza Cittanova, Maria Teresa Morano racconta il suo impegno al femminile, da donna libera e consapevole.

Donna e figlia che ha scelto e che insieme a tante mogli e donne ha segnato il passo alla stagione del cambiamento. Una forza plurale, quella del gruppo di denuncia. Donne generose, consapevoli del ruolo di “guardiane del futuro”. Partono le provocazioni in seno al dibattito e Raffaella Calandra mette sul tavolo l’esperienza solidale delle donne calabresi nei confronti di “mamma coraggio”, incatenata per ottenere la liberazione del figlio Cesare, rapito in Aspromonte, e quella di Liliana Esposito Carbone, vicina di casa, coetanea, collega, madre e figlia… troppo per essere circondata dalla stessa solidarietà riservata a quella donna venuta dal nord. Troppo specchio di qualcosa un qualcosa che ti “costringe” all’imitazione e non solo all’ammirazione. Ma Maria Teresa Morano rivendica con forza quella libertà di azione personale, niente a che vedere con una donna incatenata a schemi restrittivi, umilianti che rappresentano uno stereotipo inesistente, non vissuto, non provato, non conosciuto né riconosciuto nelle sue numerose compagne di viaggio.