Italo Calvino in “Città invisibili”, tra le altre, raccontava di Zenobia una città immaginaria dove gli abitanti avevano rinunciato ai desideri. Antonello Mangano ha scelto proprio il nome di questa città partorita dalla mente di Calvino per il titolo del suo ultimo lavoro “Zenobia.

Dalla Salerno – Reggio Calabria ai cantieri del Nord il laboratorio dei rapporti tra ‘ndrangheta e imprese”, edito da Castelvecchi editore. Calabria e Zenobia, una reale, l’altra immaginaria ma con un elemento in comune, cioè l’assuefazione nei confronti del caos che le circonda.

Questo libro compie un viaggio lungo tutta l’interminabile A3 che collega la Campania con la punta estrema della Calabria, entrando a fondo in quello che è il legame strettissimo tra politica, imprenditori e i veri padroni di appalti e lavori, cioè le cosche calabresi che controllano gran parte dei territori su cui si cerca di costruire da oltre 40 anni l’autostrada ormai divenuta un modello di guadagno ed arricchimento solo per pochi. Un modello di mala impresa esportata in tutta Italia, dove in ogni regione esiste una piccola Salerno – Reggio Calabria. Ben undici inchieste hanno cercato di far luce su una delle più grandi opere incompiute nel territorio italiano ed il libro è stato realizzato proprio grazie a questi documenti e a diverse interviste ai diretti protagonisti di questa vicenda. In particolare l’autore ha voluto insistere sulle particolari modalità con cui le grandi imprese si sono piegate alle cosche calabresi e sulle responsabilità di questi imprenditori che con le loro scelte hanno stretto, consapevolmente, fortissimi legami con la ‘ndrangheta locale.
Il volume è stato presentato durante la seconda giornata di Trame a Lamezia Terme attraverso gli interventi di chi ha tentato di lavorare su quel tratto autostradale pagandone duramente le conseguenze. Gaetano Soffioti è, infatti, il primo imprenditore che ha denunciato, che non si è piegato. Oggi lavora principalmente all’estero, vive sotto scorta e non si è assolutamente pentito della sua scelta: “ Lo rifarei non una ma mille volte. Lo rifarei per trovare la mia libertà, anche se economicamente è stato un suicidio, ma questo passa in secondo piano quando riottieni la tua dignità. La ‘ndrangheta è padrona del territorio, divisa in vari feudi, è uno stato parallelo. Io ho fatto una scelta atipica restando a combattere in trincea la mia guerra, ma ho scelto di restare in Calabria”.
Alla presentazione ha partecipato, inoltre, il direttore di Repubblica.it Giuseppe Smorto ed è stata moderata dal giornalista calabrese Carlo Macrì che ha così racchiuso la storia della l’autostrada Salerno – Reggio Calabria: “Da sempre, ogni governo annuncia la conclusione dei lavori. Terminare quella strada è un po’ come riuscire a catturare e mettere in galera un latitante per mafia. E’ il sogno di ogni governo”.