Il fascismo riuscì davvero a debellare la mafia? Durante la Seconda Guerra Mondiale, gli alleati strinsero un accordo con la malavita organizzata? Questi alcuni degli argomenti affrontati con Manoela Patti ricercatrice in Storia Contemporanea e autrice di “La mafia alla sbarra. I processi fascisti a Palermo” e Fabio Truzzolillo ricercatore calabrese, il tutto coordinato dallo speaker radiofonico Gigi Restivo.

È solo a partire dagli anni ’80 che si inizia a analizzare la mafia come un qualunque fenomeno storiografico: spulciando archivi e lavorando sulle fonti. Una storia, quella dell’organizzazione criminale, che risale agli anni ‘20 del 1800; una struttura precedente alla stessa Repubblica italiana (non sorprendiamoci quindi se lo Stato riesce a sopravvivere solo “collaborando” con le organizzazioni criminali). Per questo motivo è importate studiare e capire la storia delle organizzazioni criminali, a dimostrazione del fatto che non è un semplice fenomeno culturale.

Il libro di Manoela Patti si sofferma sul particolare periodo storico che vede da un lato la mafia e dall’altro il fascismo. La repressione fascista alla mafia ha avuto sicuramente maggiore pubblicità, come sottolinea Truzzolillo, rispetto alla ‘ndrangheta, che non ha avuto divulgazione pubblica della conoscenza a livello giudiziario che ha così creato l’impressione che non ci sia materiale sufficiente, quando in realtà per la mafia siciliana i reperti diventarono fondamentali durante i processi. Nonostante questo, è solo nel 1982 che la mafia diventa reato in quanto tale.

Punto cruciale dell’intervento l’operazione Mori (prefetto mandato da Mussolini in Sicilia col compito di eliminare il problema mafia). Riuscì davvero a reprimere la mafia? Il punta di vista fascista promuoveva lo stretto collegamento tra democrazia e mafia, evidenziando invece la differente posizione del regime. In realtà nel ’24 il regime fascista si servì di numerose amicizie mafiose durante le elezioni, fu solo successivamente, conquistato davvero il potere, che procedette ad una campagna di repressione violentissima. Decisione, questa, non solo propagandistica ma anche politica: consolidatosi, il regime non poteva permettersi di avere sul territorio una presenza così forte.