Si è svolto a Palazzo Nicotera uno degli ultimi eventi dell’intero festival, l’incontro di presentazione dei libri Insieme a Felicia. Il coraggio nella voce delle donne della fotografa e scrittrice Gabriella Ebano, edito da Navarra, e #Iodamorenonmuoio (Pellegrini Editore) di Arcangelo Badolati. Coordinato proprio dal giornalista palmese, l’incontro ha visto la partecipazione altresì di Carmelo Galati, l’attore siciliano che ha interpretato Giovanni Impastato, fratello di Peppino, nel film su Felicia Impastato, recentemente prodotto da Rai Fiction.
In apertura, è proprio Galati a dare voce alle parole del magistrato Franca Imbergamo, attraverso la lettura delle dichiarazioni che quest’ultima ha reso in merito all’esperienza giudiziaria che l’ha condotta, dopo venti anni dai fatti, alla condanna di Gaetano Badalamenti, responsabile dell’uccisione di Peppino: «E’ un omicidio politico-mafioso che evidenzia le trame criminali tra potere ufficiale e Cosa nostra». Un omicidio che ha richiesto, dunque, più di vent’anni per l’accertamento di una verità a lungo occultata da tutti coloro che, definendo Peppino un terrorista suicida, avevano cercato di infangare la sua memoria.
Ed è proprio questa lunga attesa che vede come protagonista Felicia, fiera di suo figlio, seme di dignità e di coraggio, «lontana dalla retorica e dalla iconografia ufficiale delle donne del sud (…), simbolo positivo per i giovani ai quali apriva le porte della sua casa. Il dolore non l’aveva chiusa».
In questa cornice si è inserita l’esperienza di Gabriella Ebano che, dall’osservatorio privilegiato di chi ben presto è diventata amica di Felicia, ha definito l’incontro con lei uno dei più determinanti della sua vita. La Ebano descrive una donna che ha trasformato il dolore in fierezza, in voglia di riscatto e in impegno; una donna che accoglieva in casa le persone e si interessava, lei, al dolore altrui; una donna che si era schierata contro il marito e aveva poi trasformato la casa di un mafioso in un luogo in cui la mafia si sarebbe combattuta (Casa Memoria, Cinisi). Il libro, ha sottolineato l’autrice, raccoglie questa e altre testimonianze di donne impegnate contro la mafia: mogli, sorelle, madri che hanno denunciato i soprusi mafiosi di cui i congiunti sono stati vittime e martiri o che, diversamente, i familiari stessi stavano perpetrando.
Nel prosieguo dell’incontro, Carmelo Galati ha poi condiviso il suo personalissimo racconto di attore coinvolto nell’interpretazione della persona di Giovanni Impastato: «Un’esperienza che io definisco totale, cioè sia professionale che umana. Commovente». Egli ha infatti espresso la difficoltà di rendere la misura esatta di quella particolare posizione di Giovanni, di quella distanza che c’era tra Giovanni e Felicia e nel cui mezzo c’era Peppino. Non troppo remissivo ma neanche troppo presente. Una distanza che, morto Peppino, sarà colmata dalla presa di posizione del fratello che deciderà di fare la sua parte costituendosi parte civile nel processo. Galati si è fatto poi portavoce dell’intenzione di proporre alla Rai di siglare un accordo con il Miur per divulgare il film nelle scuole.
Il colloquio si è avviato quindi a conclusione attraverso il richiamo ad altri racconti di donne rivoluzionarie – peraltro racchiusi nel libro del giornalista Badolati di cui pure si è fatto cenno nell’incontro – che hanno speso la propria vita fino all’estremo per non piegarsi alle logiche distruttive della mafia. Molte le citazioni e i parallelismi tra donne calabresi e siciliane; di alcune di queste e di altre testimoni sono state proiettate, infine, intense fotografie firmate dalla stessa Gabriella Ebano e da quest’ultima commentate. Loro si chiamano Michela Buscemi, Piera Aiello, Giusi Pesce, Lea Garofalo, Pina Maisano, Rita Atria. E Felicia.