In una delle rare interviste rilasciate alla stampa, a un giornalista che gli chiese in che modo avrebbe voluto essere ricordato, Vito Guarrasi rispose con quell’acuta ironia barocca tutta siciliana: “Come un uomo intelligente e chiacchierato”. E così è stato.

Nella terra dei pupi e dei pupari, “L’avvocato dei misteri”, come recita il titolo di un volume a lui dedicato e scritto a quattro mani dai giornalisti Francesco D’Ayala e Marianna Bartocelli, ha giocato un ruolo fondamentale in quasi 50 anni di malaffare italico, sempre tramando nell’ombra, manovrando i fili dietro le quinte della storia patria. Dalla seconda guerra mondiale, di cui fu protagonista diretto avendo partecipato alla stipula dell’armistizio di Cassibile con gli anglo-americani insieme al generale Giuseppe Castellano, sino alla sua morte avvenuta nel 1999, passando attraverso il rapporto con i cugini Salvo legati a Cosa Nostra, che amava ripetere essere soltanto “clienti”, sino alla frequentazione di personaggi fondamentali della storia italiana quali il petroliere Enrico Mattei e il banchiere Enrico Cuccia, con cui per altro era imparentato. “Guarrasi era tutto e il contrario di tutto – afferma D’Ayala –, a suo modo è stato un fondatore della Repubblica. Con questo libro abbiamo cercato di tracciare un profilo esatto di un uomo molto conosciuto e citato dai potenti, ma quasi sconosciuto al grande pubblico. Visto da vicino il diavolo non appare così brutto come sembra, anche se questo non lo assolve certo dalle sue colpe. Il potere di Guarrasi non si vedeva, ma si percepiva”.