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Verità nascoste: la giustizia negata ai familiari delle vittime

Luigi Ferro presenta il suo libro sugli episodi tragici della storia italiana, raccontati attraverso gli occhi delle famiglie delle vittime

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di Martina Nisticò

 

Nella giornata finale della tredicesima edizione del festival “Trame”, Luigi Ferro ha presentato il suo ultimo libro, scritto con la collaborazione di Monica Triglia, “Verità nascoste – da Piazza Fontana a Moby Prince: la giustizia negata ai familiari delle vittime”. Il libro ripercorre i più tragici episodi della storia della repubblica italiana tra il 1969 e il 1980 facendo una distinzione tra verità storica e verità giudiziaria: dal silenzio dello Stato, ai depistaggi, all’impossibilità dei familiari di partecipare alle indagini.
Il volume ripercorre gli eventi anche attraverso le memorie dei familiari che, come dice lo scrittore «Da persone comuni hanno dovuto, attraversando il loro lutto, trasformarsi in personaggi pubblici». 
Nel suo intervento l’autore ha spiegato la struttura del libro e la motivazione del perché la strage di piazza Fontana abbia ottenuto uno spazio così ampio nella sua pubblicazione. Ferro, infatti l’ha definita «la strage che ha cambiato per sempre la storia della repubblica italiana». Gli autori hanno deciso di trattare anche quella di Bologna, che ha effettivamente un filo comune con Piazza Fontana, ed altre tre stragi con una storia ben diversa, quella di Ustica, Moby Prince e Casalecchio di Reno. 
Luigi Ferro , durante l’incontro , ha discusso con il giornalista Marcello Ravveduto spiegando come «la voglia di scrivere questo libro nasce dalla volontà di raccontare questi episodi attraverso gli occhi delle famiglie e non dal punto di vista dei terroristi come spesso accade» – continua – « abbiamo cercato di capire in che modo queste persone hanno reagito e di come non siano state schiacciate dal dolore ma abbiano reagito, ribellandosi non solo per amore, ma soprattutto per giustizia».
Centrale anche il tema del ruolo dello Stato nelle indagini delle stragi e di come si sia creata una situazione di tensione tra quest’ultimo e i familiari «In tutti questi episodi spesso la magistratura si è chiusa al dialogo con i familiari, che hanno invece trovato appoggio negli enti locali, nei comuni, che sono stati centrali ad esempio nelle indagini sulla strage di Bologna».
Il tema centrale del festival di quest’anno è la memoria e , a tal proposito, l’autore ha cercato di spiegarne il ruolo nella sua pubblicazione «La memoria è un problema importante. Le associazioni nate proprio dai familiari delle vittime hanno avuto la funzione di pressare i magistrati, di fare delle indagini  e la memoria – aggiunge – il loro scopo è quello di creare una memoria condivisa che è fondamentale. Nei casi in cui la memoria non è condivisa si creano associazioni diverse con memorie diverse, come accadde ».  Infine parlando del caso Moby Prince ha affermato che « da un lato i fratelli Chessa cercavano di difendere l’onorabilità del padre e dall’altro lato vi era l’opinione sociale del resto d’Italia». 
 

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