La famiglia di Giuseppe Impastato è una famiglia mafiosa. La mafia richiede silenzio, ma Peppino decide di opporsi a questo mondo. Siamo nella provincia siciliana degli anni settanta e la sua voce libera fa paura a molti.
Peppino nasce a Cinisi, a pochi chilometri da Palermo, nel 1948 e lo zio, Cesare Manzella, è un importante capomafia coinvolto nel traffico di droga. Peppino già da giovanissimo non può tollerare la presenza della mafia nella sua vita, litiga con il padre e scappa di casa.
La vita, a voce alta
Peppino è un giornalista, un attivista, un uomo appassionato della vita e un poeta. Con gli amici e i compagni fonda il gruppo Musica e Cultura che organizza dibattiti, manifestazioni, spettacoli teatrali, cineforum.
Peppino Si batte anche contro l’esproprio delle terre dei contadini per costruire la nuova pista dell’aeroporto di Palermo. Nella provincia siciliana degli anni settanta, la voce libera di Peppino fa paura a molti.
Nel 1976 è tra i fondatori di Radio Aut, un’emittente libera e autofinanziata. Peppino parla ai microfoni della radio, nella trasmissione “Onda pazza”, e non ha paura di prendere in giro i politici corrotti e i mafiosi che vivono intorno a lui, in particolare il boss Tano Badalamenti che abita a soli 100 passi dalla casa di Peppino.
Nel 1978 Peppino si candida alle elezioni comunali di Cinisi, per la mafia questa è la goccia che fa traboccare il vaso. Peppino Impastato viene brutalmente assassinato nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978: ha solo trent’anni. Il suo corpo viene fatto esplodere con una carica di tritolo sui binari della ferrovia Palermo-Trapani.
Il depistaggio
La morte di Peppino passa praticamente inosservata. In quello stesso 9 maggio infatti viene ritrovato il cadavere di Aldo Moro, ucciso dalle Brigate Rosse, una notizia che monopolizza l’attenzione di tutti i media, locali e nazionali. Le forze dell’ordine inizialmente parlano dell‘assasinio di Peppino come di un atto terroristico finito male. Viene ritrovata una lettera, Peppino si sarebbe suicidato.
I compagni di Peppino e la madre cominciano una battaglia per la verità sulla morte di Peppino.
“Ma la tua vita ora puoi cambiare Solo se sei disposto a camminare Gridando forte senza aver paura Contando cento passi lungo la tua strada”
Il 5 marzo 2001, a più di trent’anni dalla morte di Peppino la Corte d’assise ha riconosciuto Vito Palazzolo colpevole dell’omicidio, condannandolo a 30 anni di reclusione. Gaetano Badalamenti è stato definitivamente incriminato come mandante del delitto e condannato all’ergastolo.
Nel 2010 Radio Aut ricomincia a trasmettere. nel 2014 la nuova sedie di Radio Aut è la casa del mafioso Tano Badalamenti, oggi bene confiscato affidato al fratello di Peppino.