Tenuta a Palazzo Nicotera una discussione riguardante il libro-inchiesta Io non taccio. L’Italia dell’informazione che dà fastidio (Edizioni Cento Autori) alla presenza di uno degli otto autori che hanno dato vita all’opera dedicata ai giornalisti d’assalto, Arnaldo Capezzuto, Guglielmo Mastroianni, giornalista lametino, e Claudio Cordova, direttore de Il Dispaccio.
Da inviato, Mastroianni ha seguito per un mese intero la vicenda di Chicca Loffredo, la bambina morta in circostanze ancora tutte da chiarire nel funesto Parco Verde di Caivano, area che mischia centinaia di bambini allo spaccio di sostanze stupefacenti.
«Conoscere il territorio è un vantaggio, ma può diventare un condizionamento, considerato che ci si trova a stretto contatto con le persone di cui si scrive» ha detto Cordova introducendo al discorso Arnaldo Capezzuto. Il giornalista campano ha parlato del suo impegno nel territorio della sua regione, dicendo che il vero giornalismo è quello che sa andare oltre quel buio che alimenta le mafie.
«Un passaggio chiave di questo tipo di informazione» continua Cordova «è quello di sostituirsi agli inquirenti». «Per far questo» aggiunge Guglielmo Mastroianni «oltre alla passione ci vuole anche un pizzico di incoscienza e paura». Tutti i giornalisti, in fondo, hanno paura al cospetto di una minaccia, e forse è proprio questa che li spinge ad andare avanti.
La conversazione è continuata toccando altri aspetti e limitazioni del giornalismo d’inchiesta.
Mastroianni ha evidenziato come non ci sia cosa peggiore per un giornalista del ricevere una querela. «Con essa» afferma «si vuole mettere a tacere il cronista».
«Un limite a questo tipo di giornalismo è il legame con i poteri forti della politica che può creare una certa censura verso questa categoria» acclude Claudio Cordova, prima di arrivare alla conclusione dell’incontro porgendo la seguente domanda ai due colleghi: «Cosa manca al giornalismo attuale per far sì che diventi un giornalismo migliore?»
Capezzuto e Mastroianni convengono suggerendo di andare oltre le classifiche specifiche che portano l’Italia ben lontana dalle posizioni di vertice, ma di focalizzarsi sul tutelare la figura del giornalista; solo così il prodotto da lui offerto sarà decisamente di maggiore qualità.