21 Giugno 2017- Palazzo Nicotera

Musicisti, calciatori e ballerini. Ragazzi uguali a tutti i loro coetanei, con sogni, speranze e desiderio di affermarsi.  Ragazzi che però cambiano da un giorno all’altro, sorprendendo amici e familiari. Ragazzi che si distinguono semplicemente per la loro religione e la loro provenienza: jihadisti tunisini.

«Una delle ragioni più comuni che causa questo cambiamento è sentire il bisogno di appartenere ad un gruppo sottolineandone così loro esistenza. Ma questo loro desiderio li porta alla morte, una morte che invoca il paradiso» Questo è quanto emerge dal racconto appassionato delle due autrici, Anna Migotto e Stefania Miretti nel loro libro Non aspettarmi vivo, edito da Einauidi.

«Questi giovani, fermamente fedeli ai loro credi, condizionano anche le loro compagne e figlie». In evidenza il caso di una ragazza che ha perduto il figlio in mare per recuperare il velo caduto, imposto dalla fede religiosa che si fa legge.

Non tutti però assecondano queste imposizioni e queste violenze. Tante le storie. Da una ragazza che decide di togliersi il velo in pubblico perché “faceva caldo”, al ragazzo che dopo essersi unito al salafismo, ha deciso di abbandonare i suoi compagni per tornare alla vita precedente.

Forse c’è una luce in fondo al tunnel dell’orrore, e questi ragazzi ne danno un grande esempio.