Immaginate per un momento una città di 70 mila abitanti, sul mare, all’inizio dell’estate, e decine di dibattiti su libri che parlano di mafie sparsi per vari punti del centro storico, con centinaia di persone che stanno lì fino a notte fonda. Questo è il festival Trame, iniziato ieri a Lamezia Terme, che andrà avanti fino a domenica. Una vera e propria rivoluzione culturale, che sta coinvolgendo la città, volontari, giovani e meno giovani, con la scommessa praticamente già vinta di chi ha voluto questo festival: l’ideatore Tano Grasso (che oggi fa l’assessore alla cultura a Lamezia), Lirio Abbate che ne è il direttore, il sindaco Gianni Speranza. Ieri sera fino a mezzanotte nella piazzetta San Domenico il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso ha discusso con Bianca Stancanelli del suo libro “Per non morire di mafia”, e poco prima Franco Roberti, procuratore della Dda di Salerno, ragionava a Palazzo Panariti insieme al figlio di Rocco Chinnici di camorra ed estorsioni in Campania.

Un’ora prima, nello stesso luogo, arrampicato per le stradine della vecchia Nicastro, il procuratore di Palmi, Giuseppe Creazzo, presentava il libro di due giovani studiosi calabresi, Alessio Magro e Danilo Chirico, sulle vittime dimenticate delle mafie, e con loro c’era Deborah Cartisano, la figlia di Lollò Cartisano, un fotografo di Bovalino, nella locride, rapito una ventina d’anni fa e mai più rilasciato. Deborah ha raccontato davanti a un pubblico ammutolito come e quando ritrovarono i resti del padre ai piedi dell’Aspromonte. Una vittima dimenticata della violenza della mafia. Come Peppino Impastato, la cui storia raccontavano in un altro punto della città Umberto Santino e Anna Puglisi, che hanno presentato il loro libro intervista di alcuni anni fa alla mamma di Peppino, Felicia Bartolotta Impastato. Insomma, le storie delle mafie raccontate da chi non ci sta a cedere, come don Luigi Ciotti ha efficacemente riassunto nell’incontro con un gruppo di giornalisti calabresi. E per altri quattro giorni andrà avanti cosìcon 50 libri presentati da giornalisti di tutte le testate nazionali, magistrati, scrittori, politici “qui in terra di mafia – dice Tano Grasso – fare politica culturale deve coincidere con una strategia d’opposizione alla ‘ndrangheta. Non si possono programmare iniziative come se fossimo a Treviso o a Novara o a Ravenna”.

Filippo Veltri (ANSA)

*foto di Mario Spada