Quarto giorno. Le luci del tramonto colorano Piazza San Domenico e il palco di Trame. Molta gente è già seduta, e molti altri si avvicinano con passo tranquillo. Aspettano il Prof. Enzo Ciconte per la presentazione del suo libro “Ndrangheta Padana”, invece sul palco salgono Tano Grasso con Sandro Ruotolo di Annozero e Gianni Barbacetto. Il pubblico riconosce il famoso giornalista e cresce l’attenzione, “la testimonianza di Ruotolo è importante, perchè l’informazione malata è un problema democratico che interessa tutti” introduce brevemente Grasso, poi Ruotolo approfondisce la questione parlando dell’ostruzionismo derivante dal potere politico: “Editto bulgaro, numerose censure” e la recentissima “decisione politica di chiudere un programma di successo come Annozero sulle reti pubbliche”.

Mentre il pubblico applaude il gradito fuoriprogramma, sale sul palco Ciconte con i suoi interlocutori. Si parla di sud e nord. Si parla di ‘ndrangheta padana. Gianni Barbacetto, giornalista del Fatto, parte da lontano per dire che le mafie al nord sono un fenomeno trascurato, cita l’ex-sindaco Pillitteri che negli anni ’80 dichiarava “in realtà a Milano la mafia non esiste, la Piovra è solo una favola per la tv”. Ma anche oggi il presidente lombardo Formigoni e l’ex-sindaco Moratti continuano a nascondere il fenomeno. Ignorando due operazioni aperte da anni, come “Cerberus” e “Infinito”, che hanno portato a centinaia di arresti a Milano e nelle altre province lombarde.

“Formigoni e Moratti hanno ragione. A Milano non esiste la mafia, esiste la Ndrangheta” esordisce provocatoriamente il professor Ciconte. “La storia della Ndrangheta al nord inizia negli anni ’50 del secolo scorso” continua, in seguito ai soggiorni obbligati dei capimafia e alle migrazioni interne alla fine della guerra. La storia prosegue negli anni ’60 e ’70, quando la Ndrangheta mette le radici grazie alle collaborazioni con alcuni imprenditori e politici lombardi. E’ esemplare la storia del boss Giacomo Zagari. Il quale, racconta Ciconte, “faceva chiamare gli imprenditori dai suoi picciotti perchè chiedessero una tangente, loro contattavano lui invece dei Carabinieri. Poi lui faceva finta di contrattare con gli estorsori ottenendo richieste minori”, e gli imprenditori erano così contenti che iniziavano una collaborazione continua con Zagari. In questo modo la Ndrangheta si inseriva nella società e nell’economia del nord.

E c’è anche un “rapporto profondo” con la politica. “Sindaci arrestati nel milanese, consiglieri nelle amministrazioni lombarde, venete e piemontesi” prosegue Ciconte, fanno della Ndrangheta “un potere forte e riconosciuto con cui interloquire”, anche a livello politico. E si capisce anche che, nonostante maggiori numeri tra i rappresentanti del centro-destra, la Ndrangheta parla con tutti i partiti. Anche con la Lega, “hanno convissuto in molti comuni lombardi, facendo affari” denuncia Ciconte echeggiando Saviano. Il professore conclude lanciando un messaggio forte: “la Ndrangheta è un fenomeno presente e radicato al centro-nord da sessant’anni, bisogna riflettere sulle responsabilità delle classi dirigenti del nord”. Ma bisogna soprattutto informarsi, e capire che la Ndrangheta e le mafie sono un problema italiano, e non calabrese, siciliano o campano.