L’impunità è uno dei tratti caratteristici della mafia. Questo è quello che è emerso dalla presentazione a Palazzo Nicotera del libro Attentato alla giustizia, magistrati, mafia e impunità del magistrato Piergiorgio Morosini, a cui hanno partecipato il collega Giuseppe Vitale e il giornalista e scrittore Gaetano Savatteri, in veste di moderatore.

«L’impunità è anche il mezzo che hanno i mafiosi per farsi riconoscere il potere, essa accresce la credibilità sociale», ha precisato Vitale, dichiarandosi convinto dell’esistenza della trattativa Stato-mafia, di cui si discute abbondamentemente anche in questi giorni. Per Vitale, infatti, le stragi di mafia del 1992 sono il segno evidente che quella trattativa ci fu, e aggiunge: «la decisione dell’allora Ministro della Giustizia Giovanni Conso di togliere il carcere duro a 140 mafiosi importanti fu, come ammette oggi lo stesso ex Ministro, frutto di “una pacificazione”. Ma la pacificazione è il processo che segue l’armistizio, quindi tra mafia e Stato ci fu anzitutto un armistizio».

Morosini denuncia il sistema in vigore in Italia, in cui è molto comune che «uomini appartenenti alle forze dell’ordine (polizia, carabinieri) difendano comitati d’affari appartententi ad associazioni mafiose», causando quindi un corto circuito che mette in crisi il processo stesso di democrazia. Gli fa eco Vitale, il quale si appella agli uomini della giustizia, in particolar modo ai magistrati, esortandoli ad avere anzitutto una «cultura che permetta loro di comprendere il contesto in cui operano per evitare di diventare collusi con i mafiosi».