John Follain e Marco Lillo

Sono 57 i giorni che separano la morte di Giovanni Falcone da quella di Paolo Borsellino: il tempo intercorso tra una strage e l’altra è riportato in 15.000 pagine tra documenti, dichiarazioni e interviste, nell’ultimo libro del giornalista inglese John Follain, I 57 giorni che hanno sconvolto l’Italia – Perché Falcone e Borsellino devono morire.

Il libro muove da una semplice domanda che scatena varie riflessioni: “Com’è possibile che lo stesso Paese che crea degli eroi poi li distrugge?”; e ancora: “Com’èpossibile che la mafia abbia agito incontrastata?”. La risposta, spiega l’autore, i due magistrati la conoscevano già: erano consapevoli ai pericoli a cui sarebbero andati incontro, erano ritenuti pericolosi sia per quello che avevano già fatto, sia per quello che ancora potevano fare.

“Scatenante è stato il maxi processo”, spiega il giornalista del Fatto Quotidiano Marco Lillo che ieri sera ha presentato il libro in piazza S. Domenico, “che ha stroncato la carriera di molti boss, costretti a non vedere una fine alla loro condanna”. Precisando che non ci sono differenze -e non è giusto farle- tra vecchia e nuova mafia, Follain conclude il suo discorso dicendo che non c’è ragione di pensare che la mafia sia stata sconfitta: la mafia odierna (quella definita da Lillo ‘comoda‘), passa più inosservata perché compie meno assassinii, ma la sua presenza è ancora molto forte.