“La Calabria non cambia se non cambia la sua classe dirigente politica che in questi anni non è stata capace di affrontare i suoi problemi strutturali”. Ha le idee chiare il giornalista Filippo Veltri sulla Calabria e i suoi problemi, oltre i luoghi comuni e le frasi fatte, oltre le semplificazioni del “tutto mafia quindi niente è mafia” o i richiami all’antica gloria della Magna Graecia. Non dà risposte ma suscita tante domande il libro “Una vil razza dannata?”, curato dallo stesso Veltri e da Aldo Varano, presentato nella quarta serata di Trame4.

“La vera domanda che dobbiamo porci è perché lo Stato che si è imposto contro le altre mafie non è stato capace di sconfiggere la ‘ndrangheta” ha detto il giornalista che nel libro sottolinea l’esigenza  per la Calabria di dare vita a una narrazione “normale” di sé stessa, un racconto che “che faccia una denuncia puntuale e non generica dei responsabili e nel contempo sveli la trama di una Calabria diversa, che resiste, che invece troppo spesso non emerge”

Responsabilità dei giornalisti e in particolare dei giornalisti calabresi, incapacità delle classi dirigenti, una società civile che spesso si è rivelata “società incivile” fino a trasformarsi in alcuni casi in zona grigia, spazio in cui si consuma il compromesso con la criminalità organizzata. Tanti luoghi comuni smontati dai due giornalisti calabresi che, partendo dalla provocazione della questione “antropologica”, concludono con un punto interrogativo. Domande, sì, quelle domande che – ha detto Veltri – “ciascuno dovrebbe farsi su questa regione, dal comune cittadino al rappresentante istituzionale, mettendo fine a quello scaricabarile di responsabilità che è tra le cause che hanno impedito a questa regione di risolvere le sue emergenze”

All’interno del volume è presente una ristampa anastatica, dei saggi pubblicati nella rivista Il Ponte, diretta da Piero Calamandrei, che uscì nel 1950 con un numero speciale interamente dedicato alla Calabria.