di Teodolinda Coltellaro

Pensieri, riflessioni, concetti, analisi, letteratura, inchieste, cinema, teatro, arte si susseguono, si rincorrono, interagiscono a costruire, in diversi spazi pubblici della città, la struttura portante, il tessuto connettivo di “Trame”, il  festival dei libri sulle mafie, diretto da Gaetano Savattieri, promosso dalla Fondazione Trame e  dall’Associazione Antiracket Lamezia  che  è giunto quest’anno alla quarta edizione.

Parole lievi e incisive, forti e pacate, dure e consapevoli si diffondono nell’aria tersa dei luoghi, nelle sere di inizio estate e  raccontano, descrivono, indagano le molteplici facce del fenomeno mafioso; cercano di  attraversarne la densità vischiosa,  di chiarirne gli aspetti più  insondati e nefasti che minano il corpo sano della società civile, per promuovere, nel seme  fecondo della  conoscenza, una cultura della legalità, della lotta contro tutte le mafie.

In questo contesto fertile di eventi, l’artista Renzo Bellanca ha realizzato una installazione site-specific intitolata, non a caso, “Trame di parole”, che ripercorre, in un efficace distillato di concetti creativi, le tematiche, le frasi, le parole-chiave di questo importante appuntamento nato per sensibilizzare le coscienze.

L’opera è stata pensata per il Chiostro dello storico Complesso Monumentale del San Domenico, per i suoi corridoi, per le sue luminose aperture ad arco che s’affacciano sullo spazio esterno e lo collegano, nel percorso esplorativo dello sguardo, a quello interno. E’ stata concepita  per offrirsi all’occhio del fruitore come una struttura composita che riempia di sé lo spazio visivo e che, da  qualsiasi punto e angolazione la si guardi, consenta  la visione delle  singole stazioni visive di cui si compone: ben dieci, tante quante sono le vetrate che chiudono gli archi e che creano, tra esterno e interno, un fertile flusso dialogico; ogni stazione è  costituita  da un libro-scultura bianco,  sospeso a mezza altezza e  posto  in una teca di vetro; ciascuna di esse è l’equivalente di un frammento narrante, raccordato alle altre da fili invisibili di parole che si intrecciano in trame feconde di significati; parole che scavano nello spessore inerte dei materiali creativi, generando inaspettate e profonde corrispondenze di senso, preziose sollecitazioni analitiche. I libri-scultura, originali oggetti scultorei ottenuti tramite processi tecnico-artistici di fossilizzazione, sono all’origine altrettanti elenchi telefonici che, per il loro essere  schedari  indifferenziati di nomi e persone, si  propongono come metafora della società stessa, nella cui dimensione inglobante si è tutti inseriti, tutti  potenzialmente vittime e carnefici, complici anche, laddove si resta assorbiti, risucchiati da quell’assurdo silenzio senza identità in cui si radica il male. Hanno mantenuto la struttura formale  del libro, ma nella loro sostanza espressiva di opera, sono un condensato di richiami simbolici, di rinvio costante a quei valori etici necessari per contrastare la mafia, le mafie. Lo snodarsi  installativo dell’opera prosegue  nel corridoio  sul lato destro del chiostro, laddove un libro-scultura bianco  introduce ad una serie  di tele-tasselli, con lettere e numeri anch’essi bianchi, allineati per terra, che si alternano con mattonelle a fondo nero e scritta bianca. Il ritmo dell’installazione ripete e amplifica la trama e il ritmo compositivo del pavimento  catturando l’attenzione con  parole emblematiche  che riconducono, in un continuum di  rimandi concettuali, ai temi trattati. Cosi, sul pavimento,“Tutto è sotto gli occhi di tutti, –  afferma Bellanca- a quota zero, quello che in architettura indica il punto di partenza. Non può essere non visto”. Non si può più  restare indifferenti, non ci sono più scuse: le parole sotto i nostri piedi  invitano a riflettere,  a prendere posizione per  contribuire a  infrangere  il pesante e colpevole  silenzio di cui si nutrono le mafie. L’opera di Renzo Bellanca esorta, quindi, alla presa di coscienza, alla reazione civile, nella consapevolezza che l’arte  e la cultura  possono indicare la via della salvezza.

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