Ha deciso di seguire la stessa strada del padre, diventare magistrato per combattere la mafia. Così come il padre è costretta a muoversi con la scorta. Caterina Chinnici ha voluto mantenere intatta la memoria di un uomo, che era un magistrato ma che era soprattutto un padre.

Lo ha fatto attraverso un libro che appare bellissimo già dal titolo  “Ecosì lieve il tuo bacio sulla fronte. Storia di mio padre Rocco, giudice ucciso dalla mafia edito da Mondadori e presentato in occasione dell’ultima giornata di Trame Festival, a colloquio con il giornalista Felice Cavallaro.

Un libro che l’autrice e figlia del giudice ucciso il 29 luglio del 1983, ha scritto un po’ per volontà altrui, degli editori, piuttosto che di sua spontanea volontà. Il forte coinvolgimento emotivo della vicenda non l’avrebbe mai spinta a poter scrivere un lavoro del genere. Ma lo ha fatto anche per poter mantenere viva la memoria di quel padre che spesso in molti dimenticano e che bisognerebbe rivalutare come figura esemplare per i giovani. Rocco Chinnici è considerato il padre del pool antimafia, che chiamò a sé giovani magistrati quali erano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nei confronti dei quali aveva un atteggiamento quasi paterno.

Caterina Chinnici, ha raccolto anche l’eredità immateriale del padre, ovvero quella di mantenere un rapporto vivo soprattutto con i giovani, che Chinnici così come il generale Carlo Alberto dalla Chiesa avevano sempre definito come il punto di partenza per sconfiggere la mafia.

E’ stata eletta nel parlamento europeo nelle file del PD, ma non ama essere definita una politica e ancor meno essere chiamata onorevole. Ma nonostante questo svolgerà il ruolo che è stata chiamare a ricoprire con lo stesso senso di dovere, lo stesso senso delle istituzioni e dello stato con il quale si dedicava a fare il magistrato.