di Anna Pagliaro e Sabrina Muraca
Durante la quarta giornata della XIV edizione di Trame, Festival dei libri sulle mafie, si è svolta la presentazione del libro L’antimafia parola per parola. Conoscere per resistere a Palazzo Nicotera, a Lamezia Terme.
Daniele Piervincenzi (Rai), Alice Pettinari (Rete degli studenti medi), Carla Pagani (Spi Cgil nazionale) e Claudia Carlino discutono insieme alla giornalista Tiziana Bagnato, moderatrice dell’incontro.
«Dalla parola, passare ai fatti» è il motto di questo vero e proprio dizionario, che ha l’obiettivo di insegnare ad un vasto pubblico i termini caratterizzanti le mafie sul piano sociale, politico e culturale.
Non si tratta però di un semplice dizionario; infatti, sono presenti tra una pagina e l’altra delle esplicative illustrazioni, che fanno da collante tra le diverse generazioni, realizzate dalla appena ventenne Miriam Balli.
«Il dizionario nasce con l’idea di diffondere la cultura della legalità»: è stata questa la dichiarazione di Carla Pagani che ha dato il via all’incontro.
Il fulcro dell’intero libro è il concetto del “noi” che, secondo Pagani, è un termine ormai dimenticato e poco messo in pratica, in quanto le opinioni e gli ideali dei giovani sono spesso inconciliabili con quelli dei più grandi.
Alice Pettinari si è soffermata sul concetto di «consapevolezza collettiva», che si può raggiungere in modo più esteso attraverso la scuola, luogo principe della crescita morale e sociale degli adulti del futuro.
Prende la parola Daniele Piervincenzi, che tratta una delle piaghe peggiori di Roma, «la mafia grigia, al servizio di tutte le mafie, il cui centro è il riciclaggio del denaro».
Si evince dal discorso che la lingua si evolve di pari passo con le varie forme di criminalità organizzata: «È importante fissare alcuni concetti su un dizionario perché la mafia, come la lingua, muta sempre».
I cosiddetti “campi di legalità”, ovvero centri in cui giovani provenienti da tutta Italia hanno la possibilità di prendere coscienza di cosa sia la legalità e di metterla in pratica, hanno lo stesso scopo del libro: quello di far sì che la mafia possa essere combattuta riconoscendola.
Secondo Claudia Carlino in questo momento storico, in cui si punta tutto sulla velocità e poco sull’effettiva comprensione dei fatti, è fondamentale «mettere in fila le parole e capirle», così da contrastare l’ignoranza sull’attuale mafia e sui suoi metodi di reclutamento.
La mafia è cambiata, questo è risaputo, ma si deve anche capire come e perché.
«Oggi si spara pochissimo e quando non si spara c’è il potere, perché non c’è più bisogno di sparare per governare», questa è una delle frasi più suggestive dell’incontro, che può riassumere perfettamente il repentino cambiamento del fenomeno mafioso.