di Roberto Fortugno
«Le mafie sono tra noi», esordisce così la presentazione dell’ultimo libro del Procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, e del professore di Storia sociale della criminalità organizzata Antonio Nicaso, Una cosa sola: come le mafie si sono integrate al potere. In dialogo con il direttore del quotidiano Domani, Emiliano Fittipaldi, Gratteri ha parlato dell’evoluzione delle mafie e del loro rapporto con il potere, nell’atmosfera serale della 14esima edizione del Festival Trame.
Oggi l’interazione con le mafie avviene a tutti i livelli della società e sembra impossibile liberarsene definitivamente. Falcone diceva che la mafia è un fenomeno umano. Infatti, in questo periodo storico le mafie gestiscono la parte economica del Paese, i locali della movida delle grandi città, come Milano, quelli frequentati da calciatori, imprenditori, politici, vip di ogni genere, luoghi ideali in cui i malavitosi possono stringere accordi e instaurare contatti.
Le estorsioni, i sequestri, il giro di droga si sono evoluti alla luce delle nuove criptovalute, anche dei token. Le mafie non disdegnano dall’arruolare, tra le loro fila, anche hacker per svolgere le loro operazioni, come il riciclaggio o gli spostamenti di denaro. Essi «comodamente seduti sulla poltrona di casa, fanno ciò che vogliono» afferma il procuratore Gratteri.
Il declino delle forze dell’ordine italiane è un triste sintomo del rafforzamento della criminalità organizzata. L’Italia, che fino a una decina di anni fa era ancora considerato un Paese all’avanguardia nella lotta alle mafie, ha perso terreno e, oggi, paesi come Francia e Olanda sono riusciti a bucare le reti del dark web e a fare operazioni sofisticate di contrasto alla criminalità organizzata, fungendo da apripista anche per l’Italia.
A peggiorare questo scenario, continua «è la sfiducia delle nuove generazioni, che non sembrano voler puntare a migliorare il loro Paese, e non vedono di buon occhio i governi, non solo quelli attuali, che non hanno più una visione». Gli altri paesi, afferma il procuratore, sono meno mediocri dell’Italia, che non sembra essere particolarmente affezionata al contrasto alle mafie. Gratteri “richiama” anche l’ambiente giornalistico, colpevole di un «forte accanimento contro la persona del magistrato, sempre aggressivo, soprattutto negli ultimi anni».
Dunque, ad attaccare la magistratura non sono solo le mafie. Il procuratore, però, si mostra soddisfatto del lavoro avviato a Napoli, accentuato anche dall’apertura di almeno 6000 fascicoli d’indagini. La camorra, che sembra più evoluta delle altre mafie sul piano degli hackeraggi, parte dalla criminalità di strada, una caratteristica assente nella ‘ndrangheta, che preferisce coltivare consenso, passa per un più alto grado di imprenditoria e arriva all’innovazione sul dark web, dove «si può acquistare qualunque cosa».
Tuttavia, si definisce speranzoso riguardo i nuovi appassionati di informatica, ai quali suggerisce di farsi avanti nella lotta alle mafie. Infatti, le aziende private pagano tecnici informatici per essere protetti dagli attacchi hacker. Infine, il dialogo verte sull’esigenza di un’Europa federale, non marginale e distaccata ai nuovi problemi. «Questo è il nuovo scenario attuale in cui si deve inserire la lotta alle mafie».