di Maria Grazia Figlia e Lorenzo Zaffina
Nell’ultima serata di Trame, il giornalista Attilio Bolzoni ha presentato il suo nuovo libro “Immortali – Perché la mafia è tornata com’era prima di Giovanni Falcone” insieme al collega Giovanni Tizian.
Attraverso lo sguardo di Bolzoni ripercorriamo l’evoluzione del fenomeno mafioso che, dopo il periodo delle stragi di trent’anni fa, subisce una radicale trasformazione: la mafia ritorna alle sue origini, a giocare di astuzia e ad infiltrarsi in maniera subdola nelle dinamiche di potere.
«In Italia c’è sempre più mafia e ci sono sempre meno mafiosi»: un paradosso che ci illude che la mafia sia sparita e che lo Stato abbia vinto, portandoci pericolosamente ad abbassare la guardia.
Attilio Bolzoni racconta un’Italia che ha perso la memoria, creando un terreno fertile che viene soggiogato da una mafia nuova, ma nuova solo in apparenza, perché ritorna alle sue dinamiche originarie. Dinamiche di potere che si identificano nella «borghesia mafiosa»: un termine che non è nuovo, ma viene coniato oltre cinquant’anni fa da Mario Mineo, a testimonianza della lunga storia di questo fenomeno. Questa rete di criminalità è composta da imprenditori, commercialisti, avvocati, notai, amministratori locali e alti burocrati, negoziatori ed esperti di riciclaggio di denaro sporco.
Nella sua continua fame di potere, questa borghesia riesce in un sorprendente “restyling”, arrivando ad appropriarsi degli slogan dell’antimafia stessa, ostacolando i reali obiettivi di quest’ultima. I poteri illegali si travestono da poteri legali, diventando inafferrabili e sfuggenti, rendendo sempre più difficile individuare, e quindi punire, le loro azioni.
Nell’epoca della «mafia degli incensurati» emerge quindi il ruolo fondamentale della cultura e dello studio accurato dei fenomeni che ci circondano, come strumento per smascherare questa “mafia senza mafiosi”.