La mafia spiegata da due uomini scomodi
Al Trame.7 è stato presentato “Sciascia e Pantaleone: storie di uomini scomodi” con il direttore artistico Gaetano Savatteri in un incontro moderato dal giornalista Nuccio Iovene.
Sciascia e Pantaleone parlano di mafia, da letterato e da sociologo, cercando di descrivere gli anni che hanno visto e vissuto in Sicilia.
Savatteri ha fornito una chiave di lettura per giustificare l’atteggiamento del velo “sociale” che vi era quando Sciascia e Pantaleone per primi qualificarono il fenomeno mafioso come criminoso, prospettandone dunque la condanna.
Il direttore artistico ha poi raccontato un aneddoto per sintetizzare la ferma posizione di Sciascia contro i malavitosi: l’incontro con Genco Russo, vecchio padrino della mafia di Mussomeli, e il suo avvocato durante un’intervista nel suo studio. I due si scrutarono con diffidenza, il boss con spirito irriverente chiese all’autore de “Il giorno della civetta” una dedica, e lo scrittore siciliano scrisse: «Allo zio di Sicilia, questo libro contro tutti gli zii».
Durante il dibattito Gino Pantaleone, invece, si è soffermato sullo studioso Michele Pantaleone, trasportato non solo da una certa stima intellettuale nei suoi confronti, ma anche dall’emozione di aver vissuto il dramma di un uomo dal quale ha ereditato i valori di legalità. Un uomo abbandonato da tutti e condannato dalla sua stessa disobbedienza all’omertà. L’incontro si è concluso con una considerazione, il 30 maggio del 2017 è stata intitolata una strada a Michele Pantaleone questo non fa che testimoniare “ la forza di un libro”.