“Storia di un giudice nel Far West della ‘ndrangheta” del magistrato Francesco Cascini, presentato oggi dall’autore insieme a Francesca Chirico a Palazzo Panariti, è prima di tutto un diario personale quello dello stesso magistrato che inviato a Locri incontra e si confronta un po’ come “un ragazzo sprovveduto” la ‘ndrangheta.

È un libro che parla della Calabria letta anche attraverso le vicende personali di Cascini ma non limitandosi ad esse. Una Calabria e una Locride in cui spesso manca la speranza che ha lasciato il posto all’indifferenza e alla rassegnazione. Metafora di una terra senza alcuna regola quella contenuta nel titolo del libro che paragona la Locride al far west. Proprio nella locride è più importante che altrove far rispettare le regole. Le ‘ndrine – spesso affiancate da altre forme di criminalità – presenti sul territorio ricorda il magistrato sono sei, le persone che gravitano intorno alla ‘ndrangheta invece sono 5 mila. 5 mila persone che hanno diritto di voto e svolgono un ruolo fondamentale nella vita della comunità locale, ricoprendo posizioni di potere all’interno della comunità che permette loro di condizionare la comunità nel bene e nel male. L’ospedale di Locri, conclude il giudice, “va commissariato da Roma non è possibile farlo dalla Calabria. Non è colpa del singolo è il sistema che non è governabile sul posto ma bisogna avere la serietà di dire come stanno le cose”.