Una giornalista, Alessandra Coppola, e un avvocato esperto in legislazione antimafia, Ilaria Ramoni, ci portano in un viaggio all’interno dell’Italia dei beni confiscati attraverso il libro “Per il nostro bene. La nuova guerra di liberazione. Viaggio nellItalia dei beni confiscati” edito da  Chiarelettere.

Nella terza serata del festival, si affronta la questione dei beni confiscati e lo si fa attraverso alcuni estratti del libro, iniziando dal Nord e terminando proprio a Lamezia Terme. Estratti che raccontano storie, come quella di Maria Grazia Trotti che dopo la coraggiosa scelta di denunciare alcuni esponenti della famiglia Valle per usura, è riuscita ad ottenere l’affidamento da parte del comune di un antico bunker mafioso trasformandolo nella sede dell’associazione anti-racket di Vigevano. Ma spesso il riutilizzo di questi beni presenta degli ostacoli, come la diffidenza delle persone che abitano vicino a quel bene e quindi la difficoltà a riconoscere il problema della criminalità organizzata nel proprio territorio. Le autrici si soffermano soprattutto sui problemi a livello burocratico e amministrativo della gestione dei beni. Ad oggi ciò non permette di poter mettere in contatto tra di loro i beni sequestrati e quindi di creare una grande rete nazionale di tutti i beni.

Ostacoli e contraddizioni che portano a concludere questo viaggio proprio qui a Lamezia, col il suono di un citofono. Proprio quel citofono che Don Giacomo Panizza era costretto a suonare ogni volta che voleva entrare nello stabile che gli era stata affidata dal comune. Era un bene confiscato alla famiglia Torcasio, ma loro abitavano ancora nello stesso cortile.