E’ uno spettacolo sanguigno e suggestivo, “Quei ragazzi di Regalpetra” del regista ed attore palermitano Vincenzo Pirrotta, scritto a quattro mani con Gaetano Savatteri, giornalista e scrittore e tratto dal bestseller, edito da Rizzoli nel 2009, dello stesso Savatteri.

E’ l’autentico viaggio nella memoria dell’autore negli anni Novanta, in quella Racalmuto, ribattezzata Regalpetra nell’opera letteraria di Leonardo Sciascia, che vive tra sale e zolfo e che, all’improvviso, scopre di essere diventata paese di mafia e agguati, sangue e violenza.

Vincenzo Pirrotta, nei panni narrativi, pulsanti, sofferti della Voce di Regalpetra, porta, a Trame festival, una storia corale, tra nenie, sangue, vendette, preghiere e ripensamenti, raccontando al pubblico i sapori ed i riti di una Sicilia antica, forse mai cambiata realmente, al di là di proclami, prese di posizioni, sacrifici e promesse.

Pirrotta, forte del suo carisma, della sua arte di “cuntastorie”, allestisce una coinvolgente messinscena, racconta dell’anima sorniona del paese, della sua rapida ed improvvisa trasformazione, della prima strage in piazza, dei morti, della nascita della “Stidda”, del “sangue chiama sangue”, delle vendette, del giovane Maurizio Di Gati, dello strazio del popolo, dell’anima del paese, ma anche di chi, a pochi passi dai compaesani mafiosi, studia e con la conoscenza può nutrire una chance in più per allontanarsi dal reclutamento della “piovra”, scegliendo un’altra strada, quella della legalità.

Il lavoro, ricco di suggestione, pathos, racconta, con la sofferta narrazione della voce di Regalpetra (quella di Pirrotta), i dettagli e la storia di un paese e della Sicilia, dove emergono i volti, i dolori, le abitudini, i lutti di un popolo ed il destino dei tanti ragazzi di Regalpetra, come Maurizio Di Gati, ex boss “pentito”, che hanno giocato assieme, tirato calci allo stesso pallone, frequentato le stesse parrocchie.

Una generazione che si è ritrovata, all’improvviso, l’una contro l’altra armata ed ha scelto la propria strada, segnata da un lato dalla conoscenza, dallo studio, dalle regole e dall’altro dal crimine, dalle stragi, dal sangue, alla fine odiato, rifiutato.

La pièce attraverso i due autori, si chiede perchè quei compagni di giochi, ora detenuti nelle carceri italiane, sono diventati boss e tenta di capire le ragioni di quella scellerata scelta che ha segnato la loro vita e se ci sono anche eventuali responsabilità collettive.

Lo spettatore vede Regalpetra passare da paese, prima attivo e operoso, legato all’economia delle miniere di salgemma e zolfo, a teatro di morte e violenza sconosciuta. In questo quadro in evoluzione ecco la generazione di giovani divisi tra loro: da un parte i ragazzi cresciuti all’ombra di Sciascia, fondatori del giornale “Malgrado tutto”, dall’altra i giovani che diventano braccio armato della criminalità organizzata.