Così non si può vivere. Non si può vivere in una terra che dimentica, che offusca, che fa scivolare nell’ombra l’impegno e il sacrificio di chi, per quella terra, vi ha dato la vita.

“Così non si può vivere” è il titolo del recentissimo libro dei giornalisti Fabio De Pasquale ed Eleonora Iannelli che “la storia mai raccontata del giudice che sfidò gli intoccabili” hanno voluto raccontarla loro, a distanza di trent’anni, parlando con i famigliari, aprendo gli archivi, pubblicandone l’inedito diario.

Palermo, 1983: in una settimana di luglio Carmelo Sardo, giornalista e mediatore dell’incontro, incomincia il suo mestiere. Una data che rimarrà ben scalfita nella sua memoria, perché nella stessa settimana la mafia uccideva il giudice istruttore con una tattica completamente nuova: per la prima volta, veniva infatti utilizzata un’autobomba. In pochi minuti scomparivano travolti da una nuvola di fumo Rocco Chinnici e i suoi uomini della scorta. Il giudice, ideatore del pool antimafia, precursore di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, pioniere nella formazione dei giovani, colui che aveva avuto la grande intuizione di colpire le finanze di Cosa Nostra per abbattere Cosa Nostra, scivolò nel fumo e nell’ombra.

La vera forza del libro sta nell’aver presentato prima di tutto l’aspetto umano di questa figura, il suo essere uomo e padre ancor prima che giudice: “Chinnici era un uomo come tanti, un padre di famiglia, semplice e modesto, che di certo non amava apparire e che non aveva l’ambizione di diventare un eroe”, spiega l’autrice del libro. “Su invito della figlia Caterina [che sarà ospite a Trame Festival domani per presentare il suo libro È così lieve il tuo bacio sulla fronte. Storia di mio padre Rocco, giudice ucciso dalla mafia] abbiamo voluto fare memoria”, spiega De Pasquale, per restituire la sua vera immagine così come per anni è stato fatto con Falcone e Borsellino. “La sua era una condizione di isolamento, di delegittimazione, e il fatto che sia stato ucciso in un’afosa giornata, il 29 luglio, quando le scuole erano chiuse e la gente in vacanza ne rende più complesso il ricordo”, continua il giornalista.

“Con la parola, la memoria e la conoscenza si costruisce una cultura”, esordisce Carmelo Sardo all’inizio dell’incontro. Cosa lasciare dunque in eredità alle nuove generazioni? Quanto la lettura di questa storia può servire loro? “La storia di Chinnici è una storia triste del nostro Paese, ma lascia emergere un messaggio di speranza, che è lo stesso che il giudice cercava di fare arrivare ai giovani andando a parlare con loro nelle scuole. Le giovani generazioni devono raccogliere il testimone di questi uomini che hanno sacrificato la loro vita” proprio in nome degli stessi giovani e del loro futuro, conclude De Pasquale.