“Io non sono una donna coraggiosa, sono una donna che ha voglia di verità'”. Sono le prime parole di Piera Aiello, testimone di giustizia, a Trame festival. Piera E’ la moglie del mafioso trapanese Nicola Atria e la cognata di Rita Atria, morta suicida appena due giorni dopo la strage di Via D’Amelio in cui persero la vita il giudice Borsellino e gli uomini della sua scorta.

Bandite macchine fotografiche e telecamere per evidenti ragioni di sicurezza, incalzata dalla giornalista Maria Donato, la Aiello ha raccontato assieme ad Umberto Lucentini, cronista del Giornale di. Sicilia, la genesi del libro scritto a quattro mani Maledetta mafia. Io, donna, testimone di giustizia con Paolo Borsellino.

Un racconto liberatorio di una parte importante e tragica della sua vita al fine di poter trovare la forza e le parole per raccontare a sua figlia la maledizione di vivere in una famiglia di mafia, testimonianza che dedica a tutte le donne affinché’ possano trovare la forza di ribellarsi.

Piera Aiello ricorda ancora le parole del giudice Borsellino che stette accanto a lei ed a sua cognata Rita e che le diceva: “io vedo una ragazza che si è’ ribellata ad un passato turbolento che non ha mai accettato. Vedo una ragazza che ha un presente e avrà’ un futuro pieno di felicità’. Non per altro: ha diritto ad avere felicità’ per tutto quello che sta facendo”.

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