“Il fenomeno mafioso non verrà debellato. Mi sentirei sporco a dichiarare questo, perché vi direi una bugia. Con l’attuale sistema giudiziario non andiamo da nessuna parte”.

Le parole del procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri, delineano uno scenario devastante, ma solo attuando percorsi continuativi di azione decisa e persistente, si può indebolire molto il potere mafioso.

Il magistrato calabrese è stato ospite della seconda giornata del Festival Trame e ha interloquito con il giornalista Andrea Purgatori. Gratteri denuncia la situazione attuale con parole forti e nette che ci permettono di aprire una seconda riflessione, questa volta interiore: la ricetta di lungo periodo per combattere la criminalità organizzata è la cultura. Non si stanca mai di ripeterlo, il giudice, viaggiando tra le scuole del Nord e del Sud per parlare ai ragazzi proprio come facevano, prima di lui, Rocco Chinnici e Paolo Borsellino. In occasione della presentazione del suo recentissimo libro “Acqua santissima. La Chiesa e la ‘ndrangheta: storia di potere, silenzi e assoluzioni” ha espresso un giudizio su Papa Francesco, raffrontandolo ai precedenti. Durante le prime settimane del suo insediamento, Papa Bergoglio ha iniziato a stravolgere alcune strutture legate allo Ior e all’economia della Chiesa, ma si è rivelata un’operazione più complessa del previsto: negli ultimi sei mesi è calato il silenzio stampa su quelle vicende e la “rivoluzione” si è rallentata.

Si è parlato anche del sistema economico della criminalità organizzata, perché il vero obiettivo delle mafie, e questo i giovani lo devono comprendere, è quello di affascinare, di apparire, di attrarre, non solo di guadagnare. Nel Nord i traffici legati all’Expo rappresentano per loro una forma di pubblicità: una vetrina in grado di presentarli come modelli vincenti.

“Il mestiere di magistrato però, come qualunque altro, ha i suoi limiti: non ci restituisce la forza ed il potere di fare tutto ciò che dovremmo. Per questo “è il tempo del fare”, del mettersi in gioco e delle rivoluzioni, ragionandone e discutendone, mentre si sta già “iniziando a camminare”, e continua: “Si organizzano troppe conferenze, troppi convegni, abbiamo detto e scritto a sufficienza, nella vita bisogna rischiare, e spesso ci manca il coraggio e la spina dorsale per affrontare le cose concrete”, afferma il procuratore, “poter dire quello che si pensa è un lusso; bisogna rinunciare a qualcosa, fare dei sacrifici, ma poi se ne acquista in dignità”.

Secondo Calvino un classico era un testo che, anche a distanza di anni, non finiva di trasmetterci il suo messaggio.  Miniera inesauribile di nozioni e di lezioni di vita, da anni il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri, riesce a catalizzare l’attenzione su svariate tematiche inducendo il suo pubblico a riflettervi. Gratteri risponde alla domanda provocatoria del suo interlocutore, il giornalista Andrea Purgatori, dichiarando che “magistrato è meglio di ministro”, e che “non c’è cosa più bella del lavoro che sto facendo”.