Parla anche di dipendenze il Trame festival, e lo fa proponendo “Atlante delle dipendenze” curato da Leopoldo Grosso, psicologo e psicoterapeuta, vice presidente del Gruppo Abele e Francesca Rascazzo sociologa.

Dello stesso editore anche il Dizionario di mafie a antimafia, curato da Livio Pepino e Manuela Mareso.

Il lavoro dei due autori è una piccola enciclopedia che con l’aiuto di cinquanta specialisti del settore presenta le forme di dipendenza nella loro interezza, che siano da vecchie e nuove droghe ma anche da sesso, gioco d’azzardo e altro ancora ed offre un quadro delle dinamiche criminali che si muovono dietro.

Quello che ne viene fuori è un quadro poco rassicurante che investe la società tutta, crollano falsi miti che inquadrano il problema sicurezza solo e soltanto negli eccessi del consumatore per puntare il dito sulla criminalità che fa della dipendenza un fiorente business, da questo punto di vista l’atlante si presenta anche mezzo di divulgazione scientifica.

«Pensare alle dipendenze di ogni genere come devianze, disagi psicologici, difficoltà solo per chi ne è affetto o al massimo per amici e familiari, è probabilmente quanto di più sbagliato si possa dire – spiega Spagnolo – o comunque è certamente il modo più riduttivo per inquadrare il problema».  Magari sarebbe più utile, perché no, avvalendosi dello strumento che i due autori hanno realizzato, arrivare a valutare che dare in pasto all’opinione pubblica il problema dipendenza solo come legato alla sfera personale di chi né è affetto, considerando poco o pochissimo l’incidenza nel sociale, magari pensando solo ai problemi di sicurezza immediati è estremamente grave perché accantona in un angolo il nucleo della questione e cioè che la vera dipendenza patologica è quella della società dalle holding criminali.