di Sabrina Muraca e Serena Savatteri
Durante la seconda giornata di Trame, Festival dei libri sulle mafie, si è svolta l’intervista dei giornalisti Giorgio Curcio e Antonio Anastasi all’autore Antonio Talia. Oggetto della presentazione è stato il libro di quest’ultimo “Duello: caccia globale al boss dei narcos calabresi”. Al centro del racconto la cattura di uno dei principali boss del narcotraffico di cocaina al mondo e broker, Rocco Morabito, detto ‘U Tamunga, esponente del clan Morabito-Palamara-Bruzzaniti della ‘Ndrangheta calabrese. Il libro inizia con una data cruciale: il 24 giugno 2019, quando 4 uomini evadono dal carcere Càrcel Central di Montevideo, in Uruguay. Tre di loro vengono ricatturati subito, tranne il boss in questione. Si forma, perciò, una squadra internazionale incaricata di arrestarlo, formata dalla poliziotta Maurizia Quattrone, il magistrato Giovanni Bombardieri e il carabiniere Massimiliano D’Angelantonio che, per incarcerare il ricercato, dovranno prima studiare la sua mentalità e cosa si cela dietro il suo modus operandi. Tale compito fa sì che il reparto di giustizia vada ad addentrarsi agli inizi dell’ascesa del clan Morabito, come una delle più importanti famiglie ‘Ndranghetiste, fino a divenire i principali narcotrafficanti internazionali insieme ai cartelli latino-americani.
L’intervista si è aperta con un parallelismo tra i due più grandi boss dei nostri tempi: Matteo Messina Denaro e Rocco Morabito. “C’è stata un’attenzione mediatica molto diversa che ha coinvolto i due personaggi” - ha dichiarato Talia, sottolineando come entrambi i boss, che hanno avuto un ruolo fondamentale nella vendita della cocaina, e che con la loro cattura hanno segnato la fine di un’era per i vari clan mafiosi sparsi per il mondo. Per il capo siciliano l’attenzione dei media è stata costante e si è giunti anche a scovare le diverse lettere da lui scritte alle sue numerose amanti, mentre per Rocco Morabito la situazione è stata diversa, poiché la sua cattura non ha sollevato lo stesso polverone del collega. In particolar modo, Matteo Messina Denaro rappresenta l’ultima componente stragista arrestata, una fotografia del passato, mentre Morabito incarna il modello attuale del narcotraffico internazionale.
Secondo Talia, la vicenda in questione ha avuto un clamore sotto le aspettative a causa delle origini calabre del padrino. “Da noi accadono delle storie incredibili, ma che raramente riescono ad arrivare alle cronache nazionali” – ha affermato l’autore – “se queste storie accadessero altrove, le notizie sarebbero ovunque” analogamente alla operazione Millennium di Reggio Calabria, citata più volta durante l’intervista”. Un’altra problematica messa in luce da Talia riguarda le modalità di fruizione delle informazioni: “ormai i lettori e gli ascoltatori non distinguono più le notizie fondate da quelle “ritoccate” e si interessano principalmente di cronaca rosa con protagonisti i vari leader di tali clan. Un’altra questione da ribadire è che è molto complicato riuscire a comprendere, da parte degli inquirenti, come funzioni il reticolo di lavoro dei mafiosi calabresi e, i pochi che riescono nell’impresa, hanno difficoltà anche nel diffondere queste informazioni.
Altro tema trattato è l’internazionalizzazione della compravendita illegale di stupefacenti: “infatti, racconta il giornalista, i nuovi paese dediti a queste pratiche sono paragonali all’Italia di 30-40 anni fa, con stragi di sangue in continuazione”. Molto preoccupante è la questione dell’ “uberizzazione” in Svezia: “è noto che molti mafiosi reclutino diversi adolescenti, affinché uccidano i diversi nemici del clan di appartenenza (stessa accade a Marsiglia, i cosiddetti “cité”)”. Queste nazioni prendono esempio l’Italia per migliorarsi e accrescersi, evitando, così, di commettere errori in futuro.
La ragione della veloce ascesa del boss calabrese è dovuta alla struttura paramilitare ‘ndranghetista: la dote, cioè quella caratteristica che mette in risalto la natura di capo, se notata permette di “salire di grado” nelle gerarchie.
Un risvolto cruciale nelle indagini, che ha portato alla cattura di Rocco Morabito, è stata la svista del complice Vincenzo Pasquino, il quale ha commesso una leggerezza sulla trasmissione di informazioni mediante l’utilizzo dei cryptofonini. Questi dispositivi si presentano come dei semplici modelli Android, con tutte le funzionalità, ma con la peculiarità di possedere un “tasto segreto” che permette l’accesso a una schermata nella quale si può solo chattare. In queste conversazioni viene venduta la droga e vengono utilizzati, per non essere scoperti, dei nickname, i quali vengono cambiati a intervalli di tempo regolari. Quando investigatori scoprirono questa tecnica di comunicazione, fu un evento fondamentale da entrambe le parti: per gli ispettori fu l’elemento deciso per le ricerche, ma una grande sconfitta per i malavitosi.
Un’immagine molto potente è quella della poliziotta che stringe la mano a Rocco Morabito ammanettato, simbolo della grandezza della giustizia sulla criminalità.
Il successore, secondo le ipotesi dell’autore, sarà uno dei possedenti di dote della terza o quarta generazione delle narco-dinastie ‘ndranghetiste latino-americane.
Caccia globale al boss dei narcos
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Caccia globale al boss dei narcos
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