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Ecomafie: l'ambiente, il nuovo affare delle cosche della 'ndrangheta

Il confronto con Stefano Ciafani, Elena Ciccarello e Camillo Falvo evidenzia le ombre dell’illegalità ambientale

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di Martina Nisticò e Francesca Greco

 

Si è tenuto a Palazzo Nicotera, nel pomeriggio della terza giornata di Trame Festival, l’incontro con Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, Elena Ciccarello di lavialibera e Camillo Falvo, procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, tutti intervistati da Viviana Spinella, Caporedattrice di TgR. 
Il dell’incontro, dal titolo “Ecomafie”, ha visto susseguirsi i temi del reato ambientale, ripreso grazie anche al report “Eco Mafie 2025”, che verrà presentato il prossimo 10 luglio, dell’inquinamento del mar Tirreno, il Ponte sullo Stretto.
Sul tema dei reati ambientali, ha preso la parola Ciafani che ha dichiarato come «il 40-50% dei reati ambientali si verificano nelle quattro regioni del sud: Calabria, Campania, Puglia e Sicilia» e aggiunge «dopo il terzo posto dello scorso anno, la Calabria si posiziona quest’anno al secondo posto».
Nonostante questo, crescono anche le denunce, il 40% in più e si è anche triplicato il numero degli arresti.
Il procuratore Falvo, inizia il suo intervento al festival rimarcando come «non siamo ad un livello ottimale di legislazione in merito ai reati ambientali, ma è sicuramente migliorata». Inoltre «viviamo in un paese in cui si pensa a risolvere i problemi con la repressione ma in realtà ciò che andrebbe fatto è prevenire».
«I crimini legati ai rifiuti e all’ambiente sono al quarto posto tra quelli più frequenti nella criminalità organizzata - prosegue - l’accezione ecomafia non riguarda solo le mafie. A volte riguarda anche gli imprenditori che si procurano ingenti sostanze senza rispettare le regole previste e senza che nessuno li controlli».
Elena Ciccarello, in rappresentanza di lavialibera, racconta che «Ecomafie è un termine ombrello» facendo riferimento a come «i crimini ambientali oggi abbiano come protagonisti non solo i mafiosi e i criminali, ma anche personalità istituzionali e imprenditori». Inoltre è stato evidenziato come sia importante che ci sia una normativa aggiornata e utile per questo tipo di reati ambientali e quanto sia rilevante anche la mobilitazione civile. 
Nella parte finale dell’incontro, è stato trattato anche il tema del Ponte sullo stretto che divide le opinioni. A riguardo, Ciafani ha dichiarato: «Il ponte costerebbe 13 miliardi di euro. La mobilità tra Calabria e Sicilia è un codice rosso, il ponte rappresenta invece un codice bianco. Questi 13 miliardi vanno spesi con la sola certezza che non vi siano infiltrazioni mafiose. La riforma del Codice degli appalti va invece in direzione opposta».

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