Il magistrato Guariniello e le leggi di facciata
Il lavoro sulla tutela della salute è il tema portante dell’incontro con Raffaele Guariniello a Trame Festival. Impeccabile e serio, Guariniello ha trascorso i suoi anni da magistrato a rincorrere e cercare di combattere un sistema molto incline a quello mafioso. Quello dei poteri forti, che – come un cancro – sono divampati e prolificati per attaccare le parti più sensibili.
Perché, quindi, in Italia è così difficile tutelare la salute? «Il problema non è la mancanza delle leggi», sostiene il Dottor Guariniello, «semmai, la loro effettiva e concreta applicazione». Esistono leggi che vengono definite dallo stesso magistrato “di facciata”, che impediscono l’approfondimento di leggi più serie. L’amianto è la «storia della stupidità italiana». Nel 1912, venne introdotta una legge che impediva ai bambini di lavorare con l’amianto. Se ne conosceva la sua pericolosità quindi, già da molto tempo. Questo tuttavia non ha impedito di coinvolgere lavoratori, cittadini e ambiente all’interno di questa “verità molto nascosta”. Occorrono misure tecniche efficaci per contrastare questa materia: «la mascherina è un palliativo, un pretesto, che incarica il lavoratore stesso di occuparsi della propria salute», quando ancora in Paesi come la Russia, la Cina, l’India ed il Brasile, l’amianto è lavorato addirittura senza mascherina. «Ma un pezzo di società non ha scelta», interviene il coordinatore dell’incontro Gaetano Savatteri: «deve lavorare per morire, e non può smettere perché ne morirebbe economicamente e socialmente».
La giustizia per le terre del Sud è un sogno. Guariniello ammette che il titolo del suo libro La giustizia non è un sogno possa sembrare forse un po’ troppo ottimista, ma non bisogna «rinunciare all’unica occasione che le parti più deboli hanno per far valere i propri diritti. Le difficoltà ci sono, ma sarebbe profondamente sbagliato demordere, disilludersi e disperarsi» e chiude con un appello molto preciso: «Non disperatevi mai».