Claudio Cavaliere racconta come la mafia ha condizionato l’Italia dei comuni
«Un ossimoro, genesi dei comuni sciolti», così Vincenzo Luberto ha definito la “democrazia mafiosa”, nell’introduzione al libro di Claudio Cavaliere, La democrazia mafiosa. Mafia e democrazia nell’Italia dei comuni, presentato a Trame Festival.
«Un libro», definito dal giornalista Romano Pitaro, «non confezionato da sentenze giudiziarie, non un prodotto di copia e incolla», ma una ricostruzione storica dei comuni dal 1945 al 1991, anno in cui entrò in vigore la legge sullo scioglimento degli enti amministrativi per mafia. «Inoltre», continua Pitaro, «la lotta alla mafia nei comuni deve essere tempestiva, se vi è un sospetto».
«Un cittadino su quattro in Calabria, ha subìto sulla sua pelle lo scioglimento del comune», afferma Cavaliere, che cerca di chiarire nel suo libro in che modo, fin dalla nascita dei comuni italiani, la mafia abbia condizionato lo sviluppo delle istituzioni.